Rito monocratico sotto «tiro»: si profila un ritorno al Senato 

da Il Sole 24 ore del 21.10.99

ROMA — «Qualche lieve e circoscritta modifica». Ma per quanto lievi, le modifiche renderanno inevitabile un ulteriore passaggio parlamentare (il quarto ormai) per il disegno di legge sul rito monocratico, necessario all’entrata in vigore del giudice unico penale il 2 gennaio. Quanto basta perché sia sempre più concreto il rischio che il travagliato iter, disseminato di spine e focolai di polemiche, non si concluda entro l’alba del 2000. L’intenzione di ritoccare — anche se velocemente — il testo ricevuto dal Senato è stata annunciata ieri dal relatore e padre del provvedimento, il popolare Pietro Carotti. Al quale non sono piaciute alcune delle modifiche apportate dal Senato.

Nella sua relazione in commissione Giustizia a Montecitorio Carotti ha criticato la scelta di ridurre la monocraticità del futuro giudice unico. Palazzo Madama, infatti, ha stabilito che le decisioni prese da un unico magistrato e non dal collegio di tre giudici, riguardino solo i reati puniti fino a 10 anni di reclusione (e non più 20 come voluto dalla Camera). Con l’unica eccezione del traffico semplice di droga (lo spacciatore al minuto). Tuttavia, ha concluso il relatore, «si tratta di un dimezzamento solo apparente dal momento che non viene snaturata comunque l’idea riformativa». Altri cambiamenti del Senato, poi, sono serviti soltanto a sollevare polemiche, critiche e allarmi. Per esempio, ha ricordato Carotti, «l’introduzione del limite di tre anni di permanenza nell’ufficio di Gip»: il parlamentare ha riconosciuto che l’allarme lanciato dal Csm per i Tribunali medio-piccoli non è immotivato. Eppure per Carotti si tratta di aspetti «perfettibili» durante il dibattito parlamentare.

Più drastico il giudizio espresso, sempre ieri, dall’Associazione nazionale magistrati. Le previsioni sulla permanenza limitata dei Gip negli uffici, secondo l’Anm, «creano dissesti che inevitabilmente si propagheranno sull’intero Tribunale, con effetti tanto più forti quanto più ridotte sono le dimensioni del Tribunale (e nel nostro Paese i Tribunali di limitate dimensioni sono la maggioranza)». L’auspicio, a questo punto, è che la Camera riveda tali norme o che, meglio ancora, le stralci dal disegno di legge. Proprio contro il capitolo Gip elaborato dal Senato si è scagliato ieri il presidente aggiunto dei Gip di Roma, Carlo Sarzana di Sant’Ippolito. Le nuove norme «contrastano con gli obiettivi di funzionalità che la riforma del giudice unico vorrebbe perseguire, distruggono la professionalità degli stessi Gip e allungano spaventosamente i tempi dei processi» ha affermato. E ha individuato i responsabili del pasticcio del Senato in «determinati parlamentari, che fanno parte di un’area trasversale e che tentano di introdurre in commissione Giustizia modifiche e trasformazioni di cui non sappiamo spiegarci le ragioni. Mi riferisco a Russo, Senese, Fassone, Calvi anche se il discorso parte dall’ex Ds Saraceni».

L’Anm ha riassunto le preoccupazioni sulla scelta del Senato, dalla perdita di professionalità dei Gip all’esigenza di un continuo ricambio di magistrati fino al rischio di avere a che fare «con uffici deboli e precari e con giudici provvisori e scarsamente motivati». Ricordando, infine, che tutto questo si inserirà proprio nella fase di rodaggio del giudice unico.

R.Mi.