Tar, giudici contro D’Alema 

da Il Sole 24 ore del 21.10.99

ROMA — «Chiedo al Governo di portarmi un esempio, un solo esempio, di opera pubblica bloccata, dalla fine del ’97 a oggi, a causa delle sospensive concesse dal giudice amministrativo». È seccata Linda Sandulli, segretario dell’Associazione nazionale magistrati amministrativi (Anma), di dover rispondere agli attacchi che l’Esecutivo muove periodicamente ai Tar. Qualche mese fa era stato il ministro dei Lavori pubblici, Enrico Micheli, a puntare il dito contro le lungaggini della giustizia amministrativa, questa volta le critiche sono arrivate direttamente dal premier, Massimo D’Alema (si veda «Il Sole-24 Ore» del 13 ottobre).

«Ma lo sa il nostro Governo — incalza la Sandulli — che ben due leggi prevedono procedure veloci proprio in materia di appalti pubblici?». Il riferimento è all’articolo 31-bis della legge 109/94 (la legge Merloni), il quale stabilisce che nella camera di consiglio fissata per discutere la sospensiva, le parti possono chiedere di esaminare la questione nel merito e, in questo caso, l’udienza viene fissata entro 60 giorni. Tempi rapidi anche per conoscere il dispositivo della sentenza, che deve essere reso noto entro sette giorni.

Nel ’97 è poi arrivata la legge 135, di conversione del decreto legge 67 (cosiddetto "salvacantieri"), che all’articolo 19 ha previsto altre procedure snelle, sempre in materia di appalti pubblici. Infatti, già in sede di discussione dell’ordinanza cautelare il giudice può decidere — se ritiene che il caso sia sufficientemente istruito — di intervenire con una sentenza abbreviata. Se invece accorda la sospensiva, allora l’udienza di merito deve essere fissata entro 60 giorni. Termini che valgono anche per l’appello davanti al Consiglio di Stato.

«Quando si parla di ordinanze cautelari che spostano i tempi delle opere pubbliche all’infinito — afferma il segretario dell’Anma — significa una sola cosa: essere disposti ad accettare l’idea che i magistrati viòlino le leggi, dato che queste dispongono termini perentori. E sfido chiunque a dimostrarlo. Mi sento di garantire che la stragrande maggioranza dei Tar rispettano le scadenze. Lo stesso accade con i processi in materia elettorale e con quelli per le espulsioni di stranieri, procedimenti dove sono ugualmente richiesti tempi stretti di decisione».

A conforto delle parole, Linda Sandulli cita i dati di due grandi Tribunali: quello di Palermo e Roma. A Palermo la prima sezione ha ricevuto, dall’inizio di gennaio al 31 marzo ’99, 55 ricorsi, per 19 dei quali la sospensiva è stata accolta. Il tempo medio per la fissazione dell’udienza di merito è di un mese e 15 giorni. A Roma, il Tar ha ricevuto, dal 1° gennaio ’97 al 30 aprile ’99, 68 richieste di sospensiva in materia di appalti pubblici, accordata in 12 casi. I lavori per il Giubileo hanno invece prodotto, sempre nello stesso periodo, 27 ricorsi, uno solo dei quali ha ottenuto la sospensiva. Tutti i procedimenti hanno avuto la corsia preferenziale e sono stati rispettati — assicurano al Tar — i termini della legge 135.

«Non c’è dubbio — commenta la Sandulli — che il valore della giustizia stia anche nella rapidità. Ma il legislatore vuol fare le nozze con i fichi secchi: con il disegno di legge all’esame della Camera (fermo da metà settembre alla commissione Giustizia, ndr) intende ridurre ulteriormente i tempi dei processi, dimenticandosi che i magistrati Tar sono solo 300 e le strutture sono inadeguate. Il fatto è che il Governo è solerte nel criticare, meno quando si tratta di trovare le soluzioni a evidenti carenze degli uffici pubblici».

Antonello Cherchi