Sicurezza, il Governo cerca una
strategia
da Il Sole 24 ore del 21.9.99 ROMA — Una riflessione a 360 gradi per rendere più incisiva e omogenea l’azione del Governo in materia di sicurezza. Senza tabù. E dunque senza fermarsi alle correzioni della legge Simeone-Saraceni, per escludere dalle misure alternative al carcere i recidivi o chi si è macchiato di gravi reati; ma affrontando anche i problemi, delicatissimi, dell’esecuzione della condanna dopo l’appello e della limitazione dei casi di ricorso in Cassazione. Nonché il problema, ancor più delicato, della concessione dei benefici carcerari previsti dalla legge Gozzini in favore di condannati o pluricondannati per gravi reati. O quello, mai risolto, dei poteri della polizia giudiziaria per contrastare più efficacemente la cosiddetta criminalità di strada. L’appuntamento è per oggi a Villa Madama: mancano 500 giorni alla fine della legislatura, e il Governo non vuole bruciarli senza aver rilanciato una strategia efficace per garantire la sicurezza dei cittadini. Perciò il presidente del Consiglio Massimo D’Alema ha convocato ministri e sottosegretari per stabilire quali dovranno essere i prossimi passi. Una sorta di conclave, che durerà l’intera giornata e si aprirà, non a caso, con una relazione del ministro dell’Interno Rosa Russo Jervolino. La sicurezza ruba dunque la scena alla giustizia e diventa il centro del dibattito politico-parlamentare. Il Polo non vuole essere da meno e preannuncia un «security day» nei primi giorni di ottobre. «In quell’occasione porteremo tutte le nostre proposte — fa sapere il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi — per dimostrare che siamo perfettamente in grado di risolvere questo problema e che lo faremo appena il Centro-destra tornerà ad avere la responsabilità di Governo». Per l’intanto Berlusconi avverte: «Non si possono usare le emergenze per calpestare le garanzie. Noi diciamo no a leggi speciali e no a poteri che danno ai Pm la possibilità di diventare supersceriffi». Quanto alla Simeone e alla Gozzini vanno applicate «con buonsenso». Ma l’obiettivo del seminario del Governo non è quello di individuare fin d’ora le soluzioni tecniche da proporre alla Camera sotto forma di emendamenti al Ddl anticrimine presentato dal Governo nella scorsa primavera. Giovedì prossimo ci sarà un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, allargato ai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali di Camera e Senato, e quella sarà l’occasione per entrare nel dettaglio degli emendamenti. Il confronto odierno sarà tutto politico. Necessaria premessa, però, per mettere a fuoco le soluzioni da adottare. Oggi, dunque, né Jervolino né il suo collega della Giustizia, Oliviero Diliberto, porteranno testi tecnicamente articolati, ma soltanto ipotesi alternative di lavoro. Punto di partenza resta il pacchetto presentato a marzo, che inasprisce le pene per scippi e furti in appartamento, escludendo così l’applicazione della Simeone per gli autori di questi reati e rendendo più difficile la sospensione condizionale della pena. Il pacchetto amplia poi i poteri della polizia, che ha mano libera nelle indagini per i primi tre mesi. Un punto, quest’ultimo, che sta molto a cuore al ministro dell’Interno. Jervolino e Diliberto sono favorevoli a una sperimentazione del braccialetto elettronico per controllare chi è agli arresti domiciliari e, per colpire la criminalità che arruola sempre più spesso immigrati clandestini, anche all’arresto immediato di chi non sia in grado di provare la propria identità. Entrambi, poi, concordano sull’esigenza di rendere effettiva la pena, mediante interventi amministrativi e legislativi. A cominciare da un maggior impegno finanziario per aggiornare il casellario giudiziario. Per evitare le "scarcerazioni facili", sono allo studio diverse ipotesi di modifica della legge Simeone e del Codice penale che passano attraverso un maggior peso da dare alla recidiva ai fini della sospensione condizionale della pena, della custodia cautelare, e dei benefici carcerari. Si prevede un periodo minimo di detenzione anche per chi rientrerebbe nella Simeone: una volta emesso l’ordine di carcerazione, si procede all’arresto; il Pm trasmette poi gli atti al magistrato di sorveglianza che, disponendo già di un periodo di osservazione, valuta se ci sono le condizioni per ordinare in via d’urgenza una misura alternativa al carcere. Ancora: si proporranno parametri più stringenti ed omogenei per la concessione di benefici (in tal caso potrebbe essere sfiorata la Gozzini) obbligando i giudici a motivare le loro decisioni con riferimento a ciascuno di essi. Riprende quota, infine, l’ipotesi di anticipare l’esecuzione della condanna (come custodia cautelare) a dopo l’appello per determinati reati, e di limitare i ricorsi in Cassazione. Insomma, le idee non mancano. Il loro grado di realizzazione, però, è tutto da verificare. Mauro Paissan mette le mani avanti: «I Verdi dicono no a risposte fondate sull’isteria demagigica e a misure tanto roboanti quanto inefficaci, se non addirittura controproducenti». Gerardo Pelosi Donatella Stasio
|