Novecento miliardi in più
per combattere il crimine
da La Repubblica del 21.9.99
di LIANA MILELLA
ROMA - Contro il crimine, il governo D'Alema mette la mano al portafoglio.
Nella prossima Finanziaria - il ministro del Tesoro Amato stava facendo
gli ultimi conti ieri pomeriggio - ci saranno 930 miliardi in più
per la sicurezza. Cinquecento tondi per il ministro dell'Interno Jervolino
e 430 per quello della Giustizia Diliberto. È questa la prospettiva
economica su cui poggerà la strategia politica di cui si discuterà
oggi pomeriggio, a villa Madama, in un seminario del governo. È
prevista una relazione sullo stato e sulle misure anticrimine del titolare
del Viminale. Naturalmente parlerà il Guardasigilli Diliberto. E
anche il vicepresidente Mattarella, come titolare della delega sui servizi
segreti, avrà voce in capitolo. Ma l' interno gabinetto D'Alema
si confronterà sui temi e sulle proposte che in questi giorni hanno
dominato il dibattito nel Paese. Con una prospettiva: il germe dell'insicurezza
e della paura che si sta diffondendo tra la gente e la necessità
di dare al più presto risposte concrete.
Partiamo dai soldi. Saranno utilizzati così: i 500 miliardi
del Viminale sono destinati a garantire adeguati straordinari ai vecchi
e nuovi agenti di polizia, al potenziamento dei mezzi (tra cui le nuove
sale operative ), all'ormai famoso braccialetto elettronico. Per la Giustizia,
invece, 280 miliardi consentiranno a Diliberto di partire con l'assunzione
di mille magistrati e di 350 cancellieri, indispensabili per rafforzare
gli uffici giudiziari e quindi sveltire i processi. Gli altri 150 saranno
utilizzati per potenziare la rete informatica e riorganizzare il casellario.
Se questi investimenti dovessero realmente essere approvati sarebbe la
prima volta che un governo decide un investimento così massiccio
per la sicurezza.
Passiamo alla strategia. Che, da oggi, si sviluppa su due filoni. Quello
politico e quello, per così dire, tecnico. Oggi saranno gettate
le basi per le scelte dei prossimi 500 giorni di governo. Non si discuterà
di singoli provvedimenti - la stessa Jervolino illustrerà i dati,
spiegherà le necessità delle forze di polizia, si soffermerà
su alcune possibili soluzioni - ma di linee politiche. Il premier D'Alema
ha previsto un altro appuntamento, quello sì operativo, per il cosiddetto
pacchetto anticrimine. Giovedì s'incontrerà con i capigruppo
della maggioranza e discuterà di provvedimenti per rendere più
difficili le scarcerazioni, di certezza della pena (modifiche alla legge
Simoene), di maggiori poteri alla polizia. Ancora ieri, il segretario del
Siulp Claudio Giardullo insisteva: "L'emergenza del Paese sono i reati
di strada: dateci mano libera almeno per quelli". Da questo incontro usciranno
le norme che, vistate dal consiglio dei ministri, andranno a integrare
quelle di aprile già all'esame della commissione Giustizia.
Lì si giocherà il destino delle misure per la sicurezza.
La presidente, la diessina Anna Finocchiaro, ha già avviato una
serie di audizioni: domani toccherà ai capi delle polizie Masone,
Siracusa e Mosca Moschini. Poi, a strettissimo giro, sarà la volta
dei capi delle procure più importanti e del procuratore generale
della Cassazione. Qui saranno sciolti tre nodi su cui la maggioranza dovrà
verificare la sua tenuta: carcere dopo l'appello per i reati gravi, più
autonomia della polizia giudiziaria, sbarramenti ai ricorsi in Cassazione.
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