Sbarca al Csm il caso Marta Russo

da Il Corriere della sera del 21.9.98

Flavio Haver 
ROMA - Sbarca al Csm la vicenda delle cassette con la registrazione del colloquio tra Gabriella Alletto ed il cognato poliziotto. Domani la pratica sarà esaminata dalla Prima commissione, competente sui trasferimenti per incompatibilità ambientale e funzionale dei magistrati. La questione è delicata, da più parti è stata sottolineata l’esigenza di dover tutelare il processo in Corte d’Assise contro Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone, evitando interferenze che potrebbero condizionare l’operato dei giudici. E questa sarebbe anche la preoccupazione maggiore dei componenti della Commissione, che si trovano di fronte ad un bivio. Imprimere un’accelerazione al fascicolo, decidendo per l’urgenza.  Oppure, fargli seguire l’iter normale con tempi che, inevitabilmente, si allungherebbero. E potrebbe essere questa la soluzione per aprire le porte ad un accertamento in grado di non condizionare il dibattimento del Foro Italico. 
Il presidente della Prima Commissione Salvatore Mazzamuto (che sarà anche il relatore della pratica) ha annunciato che solo domani comincerà la lettura delle carte inviate a Palazzo dei Marescialli dal procuratore di Roma Salvatore Vecchione. Ma ha sottolineato come sia «grave che si debba affrontare una tale vicenda con le notizie filtrate dai
giornali»: stralci della relazione di Vecchione sono stati pubblicati nei giorni scorsi. Silenzio, invece, da via Arenula. Sulla posizione del procuratore aggiunto Italo Ormanni e del pm Carlo Lasperanza si potrebbe aprire da un momento all’altro un nuovo fronte, quello dell’azione disciplinare promossa da Flick. Ma il ministro non ha ancora deciso. 
Sulla vicenda è intervenuto ieri Vittorio Borraccetti, segretario di Magistratura democratica, la corrente di sinistra dei giudici. Esistono «rischi di un progressivo allontanamento del pm dalla cultura della giurisdizione con attrazione verso metodi e prassi tipicamente di polizia», ha sottolineato. Per Borraccetti, «gli interrogatori, che hanno creato sconcerto ed
emozione nell’opinione pubblica, richiedono analisi e riflessione anche da parte della magistratura associata cui spetta (indipendentemente dalle valutazioni riservate, nei rispettivi ambiti, alla Corte d’Assise, al ministero e al Csm) una funzione di orientamento culturale e ideale dei magistrati». Md ha ribadito che «la rigorosa osservanza delle regole del
procedimento, il rispetto dei diritti del cittadino (imputato, indagato o testimone) e il dovere di lealtà degli inquirenti (con esclusione del ricorso ad espedienti e pressioni improprie) sono connotazioni fondamentali e irrinunciabili dell’attività dei magistrati (dei giudici come dei pm) e condizione per la credibilità della giurisdizione». Sulla stessa linea Guido Calvi,
parlamentare Ds e membo della commissione Giustizia del Senato: «E' vero, come dice il procuratore Vecchione, che probabilmente non è stata violata alcuna norma, ma il problema non è questo», ha osservato in un’intervista al Gr3.  «Abbiamo assistito ad un interrogatorio che una volta avremmo detto di stampo poliziesco e questo non è accettabile.
Non lo è in uno stato di diritto - ha detto Calvi - e non è accettabile che dei magistrati conducano un interrogatorio con questi criteri». 
Del processo e delle polemiche di questi ultimi giorni si è occupato pure il consiglio comunale di Siderno, il paese calabrese di cui è originario Ferraro. E' stato approvato un documento in cui si sottolinea come l’«azione che lo Stato ha svolto per l’accertamento della verità suscita molti dubbi. E quello che noi vogliamo dallo Stato - ha sostenuto il sindaco Domenico Panetta - sono certezze, non dubbi». Al padre di Scattone, l’anziano ingegner Giuseppe, non piacciono i polveroni politici. «Sono per la separazione del potere esecutivo da quello giudiziario», ha detto riferendosi al terremoto di questi giorni. «Ebbene che la politica ed il processo siano separati». 
Domani, mentre al Csm la Prima Commissione studierà la relazione di Vecchione, al Foro Italico riprenderà il processo.
Davanti alla Corte si siederà nuovamente la Alletto per proseguire un interrogatorio che, visti gli ultimi sviluppi, si annuncia pieno di tensioni. La segretaria dell’istituto di Filosofia del Diritto ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera di voler continuare nella strada già tracciata quando, secondo lei, ha cominciato a dire la verità. Di riconfermare cioè che nell’aula 6, la mattina del 9 maggio del ‘97, c’erano Ferraro, Scattone (per la donna è stato lui ad esplodere il colpo che ha ucciso Marta Russo) e l’usciere Francesco Liparota.