Giusto
processo Pera contro il Csm
da La Repubblica del 22.4.99
ROMA - Marcello Pera contro il Csm. Oggetto del contendere: il giusto
processo e le nuova formulazione dell'articolo 111 della Costituzione concordato
tra tutte le forze politiche e approvato al Senato, ma già in calendario
alla Camera. E su cui la sesta commissione del Csm (riforme giudiziarie)
ha discusso mettendo a punto un documento sostanzialmente critico. Finite
in mano a Pera, il braccio destro di Berlusconi per la giustizia, queste
19 cartelle hanno avuto l'effetto di una miccia. E ieri il senatore ha
dato fuoco alle polveri, al punto che perfino il presidente Nicola Mancino
è dovuto intervenire per invitare tutti alla calma, ricordando che
il Csm "ha rango costituzionale" e quindi "esprime pareri sui disegni di
legge sull'ordinamento processuale".
Ma vediamo cosa è accaduto ieri. Di prima mattina, Pera accusa
il Csm di essersi macchiato di una "grave ingerenza" nei confronti del
Parlamento. Dice il responsabile giustizia di Fi: "È un atto abnorme
rispetto ai poteri dell'organo di autogoverno della magistratura". Come
non bastasse, il senatore denuncia anche una sorta di "giallo": tra le
cartelle del documento c'è anche traccia dei suoi appunti privati
usati nella discussione al Senato e contenuti nel suo computer.
Mancino ribatte a ruota, ancora prima che da palazzo dei Marescialli
arrivino le prime e sconcertate reazioni. Il presidente del Senato sostiene
che "non ci sono, da una parte, un legislatore non giudicabile e dall'
altra la magistratura". Anzi, aggiunge Mancino, deve esistere "un vaso
comunicante che consenta al complesso sistema istituzionale di poter interagire".
E ancora: "Una sorta di non giudicabilità dei comportamenti che
il Parlamento assume non mi sembra sostenibile". Insomma, Mancino boccia
Pera e sostiene che il Csm ha tutto il diritto di valutare la formulazione
inopportuna e le eventuali conseguenze negative di una legge.
D'altra parte, il Csm aveva sostenuto che la nuova legge costituzionale
stabiliva regole troppo rigide per il dibattimento, scendendo in dettagli
tipici della legislazione ordinaria. Ma, al di là del merito, in
questo caso è in discussione il metodo. Secondo il presidente della
sesta commissione del Csm Giuseppe Riccio, un laico di area Udr, il documento
era soltanto "una bozza di risoluzione interna", su cui si sta ancora riflettendo
e che, se approvata, sarebbe stata destinata al ministro della Giustizia
e non al Parlamento. Al Consiglio, inoltre, esiste da tempo una pratica
aperta sul 513. Ben più polemico Nello Rossi, togato di Md, che
rimbecca il senatore così: "La Costituzione non è un fatto
privato, è una legge di tutti noi. E Pera non può certo pensare
che si possa modificarla senza promuovere il più ampio dibattito
tra tutti i cittadini, giuristi e membri delle istituzioni". Quanto al
giallo degli appunti di Pera, al Csm rispondono con una battuta: "Quando
ci dirà da chi ha avuto il nostro documento, noi gli potremo dire
da dove arrivano i suoi fogli". Il Csm, comunque, riconferma il suo diritto
di riflettere su quanto avviene in Parlamento in materia di leggi, mentre
Pera, An, e il consigliere laico del Ccd al Csm Michele Vietti sostengono
il contrario.
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