«Verso di noi molta insofferenza»

da Il Sole 24 ore del 22.2.99

Slitta di due settimane la ripresa del dibattito parlamentare sulla riforma del processo amministrativo. Inserito, dopo uno stop di cinque mesi, nel calendario dei lavori dell’aula del Senato per la prossima settimana, il disegno di legge che si propone di snellire il rito amministrativo e modifica la composizione dell’organo di autogoverno di Tar e Consiglio di Stato, scivola invece a metà marzo. Se ne riparlerà, a meno di ulteriori slittamenti, il 16 del prossimo mese.
Eppure il testo licenziato dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama è pronto da cinque mesi e non c’è da dubitare dell’urgenza della riforma. Lo dimostrano le polemiche dei giorni scorsi sui ritardi del Tar e lo confermano le parole di Giovanni Pellegrino (Ds), relatore del disegno di legge, che presentando il testo approvato in commissione sottolinea il grave problema dell’arretrato dei tribunali amministrativi e la difficoltà di venirne a capo con l’organico di magistrati attuale, «assolutamente inadeguato».
La riforma agisce sulla leva del processo, accelerandolo attraverso l’introduzione di tempi certi per la notifica del ricorso alle controparti, potenziando la camera di consiglio, rivedendo il sistema delle sospensive. In particolare queste ultime, oggetto delle recenti critiche, si pretendono motivate e devono essere legate all’esistenza di un pregiudizio imminente e irreparabile per il ricorrente (se dall’esecuzione dell’istanza cautelare derivano effetti irreversibili, il giudice può chiedere il versamento di una cauzione) e anche alla «ragionevole probabilità» del buon esito del ricorso.
Su questi punti Tar e Consiglio di Stato non danno segni di attrito, mentre sulla composizione del Consiglio di presidenza (il "Csm" amministrativo), si sono registrate divergenze, che al momento sembrano appianate. La distanza tra le "due" magistrature, tuttavia, resta e c’è chi attribuisce il lentissimo cammino parlamentare della riforma al gioco dei veti incrociati che si consuma negli uffici legislativi e nei gabinetti dei ministeri interessati, dove la presenza di magistrati dei Tar e del Consiglio di Stato è rilevante e di peso.