Attacco finale al gigante di carta bollata

da Il Sole 24 ore del 22.2.99

Un gigante di carta bollata. Così ancora oggi si presenta la burocrazia al cospetto di cittadini e imprese: oltre 40 milioni di pratiche in "libera" circolazione; code agli sportelli che oscillano, in media, tra i 10 minuti e la mezz’ora. Il gigante, infatti, ha resistito, imperterrito, alle sventagliate di norme anti-certificati sparate a raffica dai governi che si sono succeduti dal lontano ’68 a oggi alla guida del Paese.
Trent’anni racchiusi in una sconfitta. Ad autocertificarla è indirettamente la circolare, ultima in ordine di tempo di una serie infinita, firmata pochi giorni fa dal "padre" della grande riforma della pubblica amministrazione, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Franco Bassanini. Un provvedimento che da domani obbligherà Comuni, Scuole, Università e Motorizzazione civile a porre fine all’antico rito del timbro e che metterà a disposizione una gamma ampliata di autocertificazioni con tanto di modelli "pronto-uso": dal codice fiscale alla partita Iva, fino allo stato di disoccupazione e ai titoli di studio acquisiti.
È l’ultima promessa o, forse, l’ultima scommessa. Bassanini conta di vincerla. Ma se alla fine dell’anno dal toto-pratiche dovesse uscire ancora una volta un numero molto alto, il gigante di carta bollata potrebbe tranquillamente reimmergersi in un lungo letargo dando una sorta di buona notte anche al piano di sviluppo per il Mezzogiorno confezionato da Governo e parti sociali con il patto di Natale. Un piano che poggia proprio sulla semplificazione delle procedure e sul completamento della cura anti-burocrazia. In altre parole, certificati al bando. Di fatto, lo stesso slogan che era stato coniato nel ’68, senza sortire però risultati.
Una querelle infinita. Molti timbri sono stati consumati da quando, nel 1968, il Parlamento approvò la legge n.15 che avrebbe dovuto consentire a cittadini e imprese di usare un’arma nuova e potente contro la burocrazia: l’autocertificazione. Ma l’arma si rivelò presto inoffensiva. Gli uffici pubblici si guardarono bene dal portare a conoscenza dei loro diritti gli utenti che, fino ai primi anni ’90, nell’oltre 70% dei casi continuarono a essere all’oscuro della possibilità di autocertificare la nascita, la cittadinanza o la residenza. E anche la piccola fetta di bene informati non ebbe miglior fortuna, dovendosi scontrare con il rifiuto, quasi perenne, del dipendente pubblico di accettare l’autocertificazione. Poco cambiò anche dopo l’avvento della legge 241/90, denominata «trasparenza amministrativa». La legge, sulla carta, rinvigorì le autocertificazioni, ma proprio la "carta" la rese inoffensiva. Tanto è vero che nel ’93 Sabino Cassese, all’epoca ministro della Funzione pubblica nel Governo Ciampi, cercò di spianare la strada all’autocertificazione. Ma, una volta caduto il Governo, non fu data continuità a quelle misure anti-burocrazia. E così, da quel lontano 1968, si è arrivati, senza grandi miglioramenti, al 1997, anno in cui il processo di riforma ha ripreso linfa con le leggi Bassanini.
Carte fuori dal mazzo. La "legge Bassanini 2" (la 127/97) è riuscita a scalfire l’inossidabilità del gigante. In un anno e mezzo la massa di certificati è scesa da 80 a poco più di 40 milioni di pratiche. Al momento, insomma, il mazzo di carte in mano alla burocrazia è stato soltanto dimezzato. Ma la legge, che almeno a livello legislativo è stata quasi completamente attuata, deve ancora produrre la maggior parte dei risultati. Con l’entrata in vigore del regolamento attuativo della legge 127/97, varato nell’autunno scorso, e della conseguente circolare esplicativa, il Governo conta di far salire entro fine anno i certificati smaltiti a quota 60 milioni. Un’impresa non facile. Anche perché solo alcune grandi città stanno marciando secondo i tempi dettati dalla riforma (a Roma, Torino e Firenze mediamente è stato già smaltito il 40% delle pratiche). La burocrazia, soprattutto al Sud, resiste. Non a caso Bassanini ha obbligato tutte le amministrazioni a svolgere controlli a campione.
La "pratica-Sud". Un dato parla da solo: nel ’98, nonostante la legge Bassanini 2 fosse in vigore già da un anno, a Bari il ridimensionamento delle certificazioni delle anagrafi comunali è stato appena del 17,1 per cento. Anche per i ritardi accumulati nell’informatizzazione e nella formazione del personale il Sud non riesce ad abbandonare il rito del bollo. Per questo motivo il Governo ha deciso di potenziare la cura antiburocrazia per il Mezzogiorno. Le procedure ad hoc, dunque, sono la carta giocata dall’Esecutivo. Una carta contro tante carte.
L’ultima scommessa. Domani mattina il regolamento del 20 ottobre ’98 e la circolare del 5 febbraio scorso saranno pienamente operativi. Gli utenti potranno sfruttare una gamma arricchita di autocertificazioni e, soprattutto, potranno utilizzare nuovi modelli anti-burocrazia che ogni amministrazione sarà obbligata a fornire. Proprio la mancanza di modelli adatti ha frenato, secondo Bassanini, il decollo dell’autocertificazione. Nei moduli saranno anche richiamate le sanzioni penali per false dichiarazioni. Almeno sulla carta, dovrebbe aprirsi una nuova era. È l’ultima scommessa. Cittadini e imprese sperano finalmente di "bollare" il gigante e di riscuotere in termini di efficienza, rinunciando anche agli interessi accumulati in 30 anni di attesa.
Marco Rogari