Il tribunale non paga i debiti il tecnico non ripara il detector 

da Il Corriere della sera del 22.1.99

«Sì, signora, mi dispiace ma come vede questo ingresso è chiuso. Deve fare il giro e passare da via Manara. Ragioni di sicurezza». «Ma si può sapere che è successo?». «Ha presente la macchina per controllare le borse, quella specie di tunnel a raggi X? Beh, non funziona». «Ma è così da due settimane! Non si può aggiustare?». No, non si può. Almeno per ora. Non prima che la Corte d’Appello di Milano abbia saldato tutti i debiti che, nel corso degli anni, ha contratto e mai onorato nei confronti della ditta costruttrice: più di 200 milioni, per essere precisi. 
Nel frattempo, per le centinaia di persone che ogni giorno, per i motivi più diversi, hanno bisogno di entrare a Palazzo di Giustizia non c’è alternativa: chiuso l’ingresso di via Freguglia, non resta che farsi un buon 400 metri di passeggiata intorno al palazzo e mettersi in coda per passare tutti quanti dall’ingresso di via Manara o da quello principale, in cima allo scalone che sale da corso di Porta Vittoria. 
Perché la ditta, la «Gilardoni» di Mandello sul Lario, ormai si è stancata di portar pazienza. I suoi dirigenti fanno notare che l’apparecchiatura in questione («che non è un semplice metal-detector da tre milioni, ma una macchina che da sola ne costa cento») è stata sempre sottoposta a menutenzione e aggiustata ogni volta che ce n’era bisogno: ma da Palazzo di Giustizia, che dovrebbe far fronte a queste spese con i fondi del ministero, almeno da un certo punto in poi non è più arrivata una lira: quindi, d’ora in avanti, niente assistenza se non si pagano gli arretrati. E sperando che, nel frattempo, non si guastino anche gli altri due ingressi.