I
presunti innocenti
da La Repubblica del 22.5.98
di MIRIAM MAFAI
DOPO questo pasticcio di condannati con sentenza definitiva che spariscono
nel nulla su una sedia a rotelle come Cuntrera o da una villa ben guardata
come Gelli; dopo le dimissioni richieste, date, respinte e ritirate del
ministro Flick, vertici di maggioranza e promesse di dibattiti parlamentari,
un balletto che ha tutto il sapore della Prima Repubblica; dopo l’inconcludente
e un po’ grottesca ricerca delle responsabilità, tra un fax smarrito
o letto in ritardo, un usciere distratto, un magistrato troppo occupato;
dopo tutto questo quale fiducia si può avere nella giustizia?
UN NORMALE cittadino può credere nelle sue istituzioni, nella
classe politica che ci governa?
Ora, dopo mesi di laceranti dibattiti in Bicamerale sulla magistratura
e l’urgenza di una sua riforma si scopre quasi all’improvviso che il nostro
sistema va rivisto in un altro punto essenziale che il Presidente Scalfaro
ha ieri messo in luce quando ha proposto il venir meno della presunzione
d’innocenza dopo la condanna in secondo grado.
In virtù della nobile affermazione costituzionale secondo la
quale nessuno è colpevole fino alla sentenza definitiva, in Italia
si possono anche scontare mesi di carcere prima del processo, quando esista
il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, ma poi una volta condannati
si torna in libertà fino alla sentenza della Cassazione che grazie
alla farraginosità delle procedure e forse alla insufficiente solerzia
dei magistrati giunge dopo molti anni dando tempo all’imputato di mettersi
in salvo.
Fuggono così non solo Gelli e Cuntrera ma anche sequestratori
e assassini. Sono la maggioranza infatti i condannati che fanno perdere
le loro tracce. E restano in galera solo i drogati, gli extracomunitari,
i disperati privi di una sufficiente difesa, oppure gli imputati come Sofri,
Bompressi e Pietrostefani che avrebbero potuto facilmente evitare la detenzione
e che invece hanno voluto sfidare a loro rischio la sorte, sperando in
un ravvedimento dei giudici.
Ora, di fronte a questa Caporetto della giustizia verranno chieste
proposte e forse approvate misure che l’onorevole Folena annuncia energiche
ed atte a rendere effettiva l’applicazione concreta del giudicato penale.
Sono misure
che da tempo venivano indicate come necessarie ma che sono state ignorate,
sottovalutate o disattese nel confuso dibattito che in questi mesi ha visto
contrapposti i diversi schieramenti politici sui problemi della magistratura,
più
orientati a cercare un qualche accordo politico che a individuare le
soluzioni concrete che rendessero più efficiente il nostro sistema
giudiziario.
La prima immediata reazione di Berlusconi, decisamente contrario sia
alla indicazione del presidente Scalfaro sia alle misure amministrative
annunciate dice chiaramente a chi non lo avesse ancora capito chi trae
vantaggio o può pensare di trarre vantaggio da questo collasso della
giustizia, da questo sistema scandaloso fatto di inefficienze, di rinvii,
di sentenze che arrivando dopo anni ed anni dall’avvio del procedimento
consentono a 90 condannati su 100 di
beffare la legge e sfuggire alla condanna.
Solo un garantismo peloso può contrabbandare questo sistema
come atto a tutelare le libertà personali che a tutti noi sono care
e che sono garantite in ogni democrazia e dalla nostra Costituzione.
Conveniamo anche noi con il nobile concetto che vuole sia preferibile
un colpevole in libertà che un innocente in galera. Ma quando
i colpevoli in libertà sono, come risulta dagli atti ufficiali più
recenti, quasi tutti, allora il conto non torna. C’è qualcosa che
va corretto presto e in profondità se vogliamo che il nostro paese
possa definirsi un paese normale.
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