"Ribellarsi
alla legge è insurrezione"
da La Stampa del 22.3.99
CORLEONE
DAL NOSTRO INVIATO
Un cerchio lungo sette anni si chiude proprio là dov'era incominciato:
la Sicilia che vide Scalfaro accorrere, appena eletto, ai funerali di Giovanni
Falcone, lo vede oggi tornare alla fine del suo mandato proprio per celebrare
una giornata "in ricordo di tutte le vittime della criminalità organizzata".
Un cerchio lungo sette anni: dalla Palermo del massacro che accelerò,
sull'onda dell'emozione di un intero Paese, la salita al Colle, alla Corleone
che si scrolla di dosso il terribile peso di essere sinonimo di Cosa Nostra.
E che, anzi, in questo giorno d'inizio primavera, offre al mondo la sua
faccia pulita di "capitale dell'antimafia".
Ma il cerchio che si chiude accende la sua ultima curva in un richiamo
di fuoco: "Nessuno ha il diritto di volere una legge solo per sé,
nessuno ha il diritto di ribellarsi a una norma del codice. In un Paese
civile questa è un'espressione di prepotenza: è insurrezione
contro lo Stato". Un ammonimento che il luogo, la circostanza e le recenti
vicende della politica sembrano caricare di riferimenti specifici. Scalfaro,
ovviamente, non fa nomi, ma è difficile che frasi come questa non
inneschino un riferimento alle polemiche esplose in questi giorni sui "giudici
giacobini" e sui metodi da brigatisti adottati da certe procure. E' Berlusconi
il bersaglio del Capo dello Stato? E', forse, lui l'uomo che pronuncia
quelle frasi incitanti alla rivolta?
La risposta, certo, la conosce solo il Presidente della Repubblica.
Ma la cronaca di questo pomeriggio corleonese offre spunti per qualche
riflessione interpretativa. Per questa giornata organizzata dall'associazione
Libera di don Luigi Ciotti, accanto a Scalfaro ci sono anche Violante,
Mattarella, Caselli. Il Presidente della Camera guarda il procuratore capo
di Palermo e stigmatizza pubblicamente gli "attacchi gravi, pesanti, strumentali
e ingiustificati" lanciati in questi giorni contro l'autorità giudiziaria.
Subito dopo è la volta del Capo dello Stato e c'è chi scorge
nelle sue parole una sorta di collegamento logico con le affermazioni di
Violante, quasi che queste fungessero da prologo all'intervento quirinalizio:
"E' importante l'educazione alla legalità che significa riconoscere
e rispettare la legge. Un concetto che vale per tutti". Quindi, ecco la
bordata contro quei "cittadini che non riconoscono come tali le norme decise
dal Parlamento" e la pesante equazione che quanti pretendono un codice
"a proprio uso e consumo" non sono altro che rivoltosi. Nessuno può
sfiorare la sacralità della legge, scandisce Scalfaro, e la memoria
va a quei giorni torridi di polemica, quando gli avvocati scesero in sciopero
e il Colle li bollò come "terroristi".
La mafia, avverte il Presidente, si vince non con le parole ma con
gli esempi: non con i programmi fumosi, ma "con la vita". E Luciano Violante
s'incarica di alimentare queste speranze citando le "battaglie vinte":
dal '95 ad oggi sono stati arrestati 1200 latitanti di media o grande caratura:
uno ogni 36 ore. Successi che si sommano ad uno sviluppo dell'economia
nel Sud del Paese. Sino a due anni fa la capacità di spesa per i
fondi stanziati dall'Unione Europea era la miseranda percentuale del 17
per cento, "oggi siamo al 55". Ma accanto al rosa di queste cifre, le preoccupazioni
per altri conti che non tornano: "Dei 7 mila miliardi dei contratti d'area,
è stato investito soltanto l'1 per cento".
Ancora il tempo per una piccola incursione nell'attualità politica:
come Presidente dell'assemblea che dovrà eleggere il nuovo capo
dello Stato, può dirci quando s'inizieranno le votazioni? "Bisogna
tentare di sfruttare al meglio la disponibilità offerta da Scalfaro
di dimettersi anticipatamente". Par di capire che il via alla gara sarà
dato all'inizio di maggio. Dopo le prime tre votazioni che richiedono una
maggioranza per ora inimmaginabile dei due terzi, s'entrerà nel
vivo della competizione, evitando di andare a ridosso dell'inizio della
campagna elettorale per le europee.
Renato Rizzo
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