Abolire il secondo grado? No di Vigna, «ni» di Ayala alla proposta di Grasso

da Il Mattino del 22.11.99

No all’abolizione tout-court del secondo grado di giudizio, ma un confronto sulla questione posta dal procuratore Grasso va aperto «perchè con questo sistema di impugnazione non andiamo da nessuna parte». Il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala concorda in parte con il capo della procura di Palermo, che ieri attraverso un’intervista aveva chiesto, per arrivare a processi più brevi, di abolire l’appello e passare direttamente alla Cassazione. «Non sono così categorico nel pensare all’abolizione del secondo grado - ha detto Ayala - però una riflessione bisogna farla. Da 15 anni - ha detto Ayala - sostengo che il sistema dell’impugnazione non garantisce, spesso si presta a usi strumentali, per prendere tempo. Se facciamo un’indagine sulle impugnazioni nel nostro Paese, l’80% abbondante di queste risultano meramente dilatorie». Alla garanzia del secondo grado, però, si affretta ad aggiungere il sottosegretario, «bisogna starci attenti». 
Non condivide la proposta di Grasso il procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio, che preferisce pensare all’esecutività della pena dopo il primo grado o, almeno, dopo l’appello. Secondo D’Ambrosio solo così si incentiverebbe il ricorso ai riti alternativi e si ridurrebbe il congestionamento dei palazzi di giustizia e il rischio di prescrizione dei reati dovuto alla durata dei processi. «Quando c’è un processo garantitissimo come quello che c’è ora - sostiene D’Ambrosio - se ho la possibilità di ricorrere in appello e poi ancora in Cassazione, quale interesse avrei a chiedere i riti alternativi, anche se questi mi garantiscono una riduzione della pena, se posso guadagnare la prescrizione?». 
Dice no anche l’avvocato Carlo Taormina, secondo il quale con l’abolizione del secondo grado «si raggiungerebbe l’ obiettivo perseguito dalla sinistra negli ultimi 20 anni, quello di rendere incontrollabile il giudice di merito». Ed è contrario anche il procuratore antimafia Pierluigi Vigna, secondo il quale «tutte le volte che c’è una motivazione della sentenza, come nel caso del sistema italiano, è necessario che ci sia un giudizio d’appello perchè quello di Cassazione riguarda solo la legittimità e non la valutazione delle prove, cioè il merito». Dunque se si decidesse l’abolizione del secondo grado si dovrebbe anche mutare del tutto il ruolo della Cassazione. 
Ma Grasso è convinto che «saltare» il secondo grado possa risolvere quella che definisce «la vera patologia» del sistema giudiziario italiano, cioè la lentezza dei processi. «Il giudizio finale - osserva il procuratore - arriva quasi sempre in un’epoca troppo distante dal momento in cui i fatti sono avvenuti e quindi in un clima completamento diverso da quello che ha generato il processo. In sostanza, ciò porta a giudicare quasi sempre il passato remoto». Nè, a giudizio di Grasso, verrebbero meno le soglie di garanzia per l'imputato: «Le nuove norme - rileva - sono più che una corazza per il cittadino sotto inchiesta. Con un processo così garantito nel merito, solo una evidente sfiducia nei giudici di primo grado può giustificare un successivo grado di appello». Secondo Grasso, in questo modo potrebbero liberarsi, ed essere utilizzati diversamente, molti magistrati.