Nuovi tribunali a Roma e Napoli 

da Il Sole 24 ore del 22.9.99

ROMA — Cambia la geografia giudiziaria, per la seconda volta in poco più di un anno. Due nuovi Tribunali metropolitani sorgeranno nelle aree di Roma e Napoli, rispettivamente a Tivoli e Giugliano, accompagnati da una revisione dei circondari dei distretti (oltre che degli organici). Milano, invece, non avrà per ora il secondo Tribunale ma dovrà accontentarsi, per recuperare efficienza, della revisione dei confini dei circondari, con spostamento di Comuni da un Tribunale a quelli limitrofi e nascita di sezioni distaccate (Abbiategrasso).
Sono le decisioni che il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, porterà venerdì al Consiglio dei ministri presentando lo schema di decreto legislativo in attuazione della delega sui Tribunali metropolitani ricevuta dal Parlamento con la legge 155/99. La delega, per motivi di spesa — a disposizione ci sono solo 39 miliardi — ha permesso la creazione di due soli nuovi Tribunali e il ministero ha dato la precedenza a Roma e Napoli, sulla base del numero di abitanti, degli affari civili e penali trattati e della facilità di movimento dei cittadini da una sede all’altra.
Misure di revisione dei circondari riguarderanno poi Torino e Palermo. Ma mentre queste due ultime realtà — stando alle analisi del ministero della Giustizia anche in seguito alle consultazioni delle autorità locali — non hanno bisogno della creazione di nuovi uffici ma di modesti aggiustamenti dei confini, a Milano l’impossibilità di istituire il secondo Tribunale metropolitano rende l’intervento per decongestionare gli uffici, come si legge nella relazione al decreto, «piuttosto contenuto e certo non risolutivo». Dunque il Governo presenterà un apposito disegno di legge per l’istituzione del Tribunale metropolitano milanese, con sede a Legnano. Altra iniziativa legislativa servirà per dotare Napoli del secondo Tribunale metropolitano, già individuato in Casoria che per ora diventa sezione distaccata.
Una nuova iniziativa legislativa sarà, infine, necessaria per creare un secondo Tribunale nella città di Roma, Comune che con 2,7 milioni di abitanti presenta oggi l’ufficio giudizario più grande d’Europa. Nella situazione attuale, senza una discussione approfondita e ad hoc sullo "sdoppiamento" giudiziario del Comune capitolino, il ministero ha preso atto che troppi ostacoli renderebbero l’impresa di difficile attuazione. Anche in questo caso il ministero riconosce che la soluzione adottata ha un carattere «estremamente parziale rispetto ai gravi problemi che affliggono la giustizia della capitale». Tuttavia «la scelta di intervenire sul territorio propriamente urbano, con uno smembramento della città, richiede un forte consenso amministrativo e politico» che affronti i mille problemi che una tale scelta comporta. Non ultimo quello posto dall’unificazione di Preture e Tribunali realizzata con il giudice unico: dopo l’accorpamento "verticale" diventa complicato procedere allo sdoppiamento "orizzontale".
«Il problema è che la prima delega per i Tribunali metropolitani era poco funzionale — spiega Luigi Ippolito, direttore dell’organizzazione giudiziaria —. La logica a cui ci si è ispirati è che il Tribunale di dimensioni medie garantisce la massima efficienza, mentre sono poco funzionali sia la frammentazione degli uffici che le macrostrutture come il Tribunale di Roma». Tuttavia la legge di modifica alla delega per i Tribunali metropolitani — che permettesse una revisione dei circondari — ha avuto un iter lungo. «Nel frattempo abbiamo dovuto comunque far decollare il giudice unico — continua Ippolito — mentre se le due riforme fossero state contestuali ci sarebbero stati meno problemi». In ogni caso anche con l’intervento in dirittura d’arrivo il Tribunale capitolino viene alleggerito di circa 800mila abitanti; non ci sono più sedi distaccate e se ne crea una grande, Ostia-Fiumicino, aggregata al Tribunale di Civitavecchia.
Il recupero di efficienza attraverso l’alleggerimento degli uffici più congestionati è il passo immediatamente precedente, anticipa Ippolito, alla vera e propria revisione delle circoscrizioni giudiziarie. «Questo decreto legislativo è il terzo passo di un percorso graduale di revisione della geografia giudiziaria — dice il direttore dell’Organizzazione giudiziaria —. Il primo è stato l’approvazione delle tabelle infradistrettuali, il secondo il giudice unico con la concentrazione del personale e il taglio delle sezioni distaccate. È arrivato ora il momento di affrontare la questione in modo complessivo: il passo ulteriore sarà la revisione delle circoscrizioni». Sempre ricorrendo al metodo della consultazione con le popolazioni interessate.
Il decreto avrà un’applicazione per gradi e sarà il ministero della Giustizia, dopo gli interventi del Csm su organici e dirigenti dei nuovi uffici, a stabilire la data in cui le nuove articolazioni giudiziarie diventeranno operative.
Roberta Miraglia