Nella strategia delineata dal Governo escluso il ricorso a leggi speciali per la lotta alla criminalità diffusa 

da Il Sole 24 ore del 22.9.99

ROMA — Non servono «leggi speciali» per garantire la sicurezza dei cittadini. La strategia del Governo, di qui alla fine della legislatura, punta a migliorare le leggi vigenti con le misure già all’esame del Parlamento, al quale il presidente del Consiglio Massimo D’Alema chiede di fare in fretta. E per favorire un esame parlamentare più rapido, già oggi il Governo si confronterà con la sua maggioranza sulle modifiche da apportare al "pacchetto sicurezza", in modo da bilanciare «rigore e garanzie». Dunque, senza spingersi a toccare la legge Gozzini o il principio costituzionale della presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva; ma puntando, questo sì, a restituire alla Cassazione il suo ruolo di giudice di legittimità; a estendere la normativa antimafia alle organizzazioni straniere che operano in Italia; a escludere le misure alternative al carcere per i recidivi. Interventi che D’Alema vuole però valutare con chi è quotidianamente impegnato sul territorio contro la criminalità diffusa: perciò lunedì si svolgerà a Palazzo Chigi una riunione con prefetti, questori e responsabili delle forze dell’ordine e, nei giorni successivi, con magistrati, amministratori locali e sindaci.
Ma nella strategia per la sicurezza delineata nel seminario di ministri e sottosegretari svoltosi ieri a villa Madama c’è anche, e soprattutto, un consistente impegno finanziario del Governo per assumere poliziotti, magistrati, cancellieri; per potenziare l’informatizzazione del casellario giudiziario; per estendere ad altre città l’esperienza delle sale operative interconnesse e per cominciare a sperimentare il braccialetto elettronico per chi è agli arresti domiciliari.
«La cifra per la sicurezza è destinata ad aumentare di almeno 500 miliardi», ha fatto sapere D’Alema. I dettagli saranno definiti nei prossimi giorni, a partire dalla riunione di maggioranza di oggi. Ieri ci si è fermati alle linee politiche generali, desumibili dalla relazione del ministro dell’Interno, Rosa Russo Iervolino, dal_l’intervento del guardasigilli Oliviero Diliberto, e dalla sintesi finale di D’Alema.
A introdurre il tema della sicurezza è stata Jervolino, precisando, anzitutto, che un’emergenza criminalità in senso stretto non esiste. Il ministro ha infatti snocciolato gli ultimi dati delle Questure che consegnano una situazione in cui il numero di reati nel primo quadrimestre del ’99 è praticamente identico a quello del primo quadrimestre ’98. Ma all’interno di questo dato, ha aggiunto, si registra un grande mutamento nella qualità dei reati: sta diminuendo la criminalità organizzata e sta aumentando pericolosamente la microcriminalità, anche in zone tradizionalmente tranquille. La situazione richiede, perciò, più che leggi eccezionali, «un insieme ben coordinato di misure»: uomini motivati e il ricorso a nuove tecnologie (dalle sale operative congiunte al braccialetto elettronico ai controlli per i detenuti).
I 500 miliardi di maggiore spesa per la sicurezza serviranno per assumere 6000 agenti e 5000 impiegati nei ruoli civili, liberando altrettanti poliziotti ora impiegati in compiti amministrativi. Risorse finanziarie verranno destinate agli straordinari delle forze dell’ordine e al rafforzamento della polizia urbana. D’Alema ha poi ribadito l’intenzione di utilizzare i militari limitatamente al «presidio di edifici pubblici». 
Un altro punto fermo è stato l’attribuzione di più poteri alle forze di polizia nella prima fase delle indagini, ma non si è entrati nel dettaglio dell’ampiezza di questi poteri. Il problema verrà affrontato con più concretezza già nell’odierno vertice di maggioranza e negli incontri che si susseguiranno a palazzo Chigi, a partire da lunedì, con prefetti, questori, magistrati e sindaci. D’Alema ha poi preannunciato che entro la fine dell’anno entreranno in funzione altre sale operative interconnesse (Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza) a Roma, Bologna e Torino. Entro marzo del 2000 sarà la volta di Napoli, Reggio Calabria, Nuoro e Caserta. A quel punto partirà anche la sperimentazione del braccialetto elettronico: nessuno lo considera un «rimedio taumaturgico», ma pur sempre una misura utile ad assicurare l’effettività della pena. 
La strategia anticrimine del Governo prevede anche, ha detto D’Alema, la possibilità di perseguire i responsabili dei racket della prostituzione e quelli che utilizzano il lavoro minorile con le norme in vigore per combattere mafia e camorra. Ma il Governo non intende dar tregua nemmeno agli scafisti, sia pure nel rispetto delle regole e dei principi che vogliono sacra la vita di tutti gli uomini in mare. Quindi nessun poliziotto sparerà sugli scafisti albanesi, come vorrebbe il Ccd, anche perchè, ha ricordato Jervolino, «il Governo ha già dato la risposta più civile con la modifica legislativa che ha permesso l’arresto in flagranza di reato e il processo per direttissima». Concorda D’Alema, ricordando che gli arresti sono raddoppiati e che nei primi 8 mesi del ’99 vi sono stati 45mila respingimenti.
Di modifiche e integrazioni al pacchetto sicurezza si è parlato, ma senza entrare nel dettaglio. «Noi abbiamo le nostre idee, le nostre proposte per costruire convergenze nella maggioranza — ha assicurato D’Alema — e siamo pronti a correttivi e variazioni. E siamo anche pronti ad ascoltare le proposte dell’opposizione». La riunione è però servita a escludere ritocchi della Gozzini e a confermare alcuni interventi sulla Simeone (notifica invece della consegna dell’ordine di carcerazione; obbligo di motivazione più stringente per il giudice che concede le pene alternative; esclusione dei recidivi da questi benefici). L’ipotesi di rendere esecutiva la pena fin dal secondo grado di giudizio «è stata sfiorato dal ministro Diliberto con un’impostazione che personalmente condivido — ha fatto sapere Jervolino — ma non c’è stata una decisione del Governo. «Il discorso — ha spiegato — è quello di non abolire la Cassazione ma di riportarla alla sua natura reale. Quindi: due gradi di merito e uno, se necessario, di legittimità».
Gerardo Pelosi
Donatella Stasio