Diliberto:
no allo stop per il giudice unico
da Il Sole 24 ore del 23.4.99
ROMA — Il ministro della Giustizia non esclude un rinvio parziale dell’entrata
in vigore del giudice unico. Ma i tempi non sono ancora maturi per annunciarlo
ufficialmente. Per ora, Diliberto vuole mandare un altro messaggio politico:
sul giudice unico «indietro non si torna», dice alla commissione
Giustizia della Camera. Perciò, il 2 giugno verrà dato comunque
«un segnale politico», facendo partire «almeno una parte
del tutto». Quale sia questa parte, il ministro non lo dice. La sua
preoccupazione, dopo le indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, è
quella di assicurare Parlamento e maggioranza che nessuna decisione sarà
presa senza averli consultati. E che comunque non rinuncerà a un
confronto costante con l’opposizione.
Rispetto al giorno prima, in cui erano stati ascoltati i tecnici del
ministero, la commissione è stata meno avida di particolari. L’opposizione
ha continuato a chiedere un rinvio globale, sia pure breve, della riforma;
mentre la maggioranza, compatta, ha manifestato apprezzamento per «l’impostazione»
del ministro. Piena condivisione dai Ds, dai Verdi e dai Democratici ma
anche da Udr e Ppi. «Anche se mi pare difficile varare la riforma
per il 2 giugno — ha sottolineato significativamente il popolare Antonio
Borrometi — l’indicazione di un parziale rinvio è da noi condivisa
per dare comunque un segnale politico». Un segnale che, tra l’altro,
potrebbe aprire la strada anche all’amnistia. Ne ha parlato espressamente
Luigi Saraceni, responsabile giustizia dei Verdi, prendendo in contropiede
i suoi colleghi. «Sarebbe grave rinviare tutto il giudice unico —
ha esordito —. Ben venga, dunque, il rinvio soltanto di quei segmenti della
riforma che per ovvio realismo non potranno entrare in vigore. Ma in questo
momento occorre che le forze politiche si assumano la responsabilità
di un’amnistia». Saraceni ha rivelato che «parlando nel privato
non c’è nessuno che lo nega. Ma in pubblico si ha paura di dirlo.
L’amnistia — ha aggiunto — non per coprire le malefatte di una classe politica
ma per consentire alla nuova macchina della giustizia di poter camminare
meglio». Diliberto ha completamente glissato su questo punto, evitando
di rispondere anche alle domande successive dei giornalisti. L’unica risposta
pubblica è stata quella di Borrometi: «Di solito l’amnistia
si fa senza essere prima annunciata — ha osservato —. Ma dopo il 13 giugno
sarà un passaggio obbligato».
La prima preoccupazione di Diliberto è stata quella di escludere
inadempienze o semplicemente ritardi di Governo e Parlamento nell’approntare
le misure necessarie al giudice unico. Non c’è alcuna volontà
di giocare allo scaricabarile, ha detto, anche perché «siamo
tutti sulla stessa barca». Non ci sono ritardi da parte del Governo
né del Parlamento, che negli ultimi sei mesi «ha fatto miracoli»
sbloccando provvedimenti fermi da anni, come la depenalizzazione o il giudice
di pace, ora «in dirittura d’arrivo, così come i Tribunali
metropolitani». Più cauto Diliberto sul rito monocratico,
«punto chiave» senza il quale è impossibile una partenza
globale del giudice unico. Il ministro ha proposto alla commissione di
lavorare a stretto contatto con i colleghi del Senato: manca un mese e
mezzo al 2 giugno, ha ricordato, sapendo che tra due settimane al massimo
il Parlamento si fermerà a tempo indeterminato per l’elezione del
Capo dello Stato. Vorrà dire che se per quella data il nuovo rito
monocratico non sarà ancora legge, il giudice unico entrerà
in vigore senza la parte processuale. Ma, per annunciarlo, meglio aspettare
altri 15 giorni, quando Diliberto tornerà alla Camera. Chissà,
magari un miracolo...
Donatella Stasio
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