Spagnoli:
no alla finta unanimità delle decisioni
da Il Corriere della sera del 23.2.99
ROMA - Ugo Spagnoli, ex vicepresidente della Consulta, si rifiutò
di «scrivere» la motivazione di una sentenza di inammissibilità
del referendum sulle pensioni, bocciato nel '94, di cui era stato relatore
ma di cui non condivideva la decisione. Grazie a questa sfasatura (il relatore
non coincise in quel caso con l'estensore) tutti seppero che lui era stato
uno dei giudici che avevano votato contro. Già nel '93, Spagnoli
si era detto favorevole all'introduzione anche in Italia della dissenting
opinion. E oggi è contento che il presidente Granata sia «passato»
sulle sue posizioni.
Ma si può introdurre l'opinione dissenziente solo con un cambiamento
del Regolamento interno della Corte?
«Penso assolutamente di sì: e in questo senso si sono
espressi quasi tutti i costituzionalisti».
Alcuni hanno paura che la trasparenza finisca per essere a scapito
della libertà dei singoli giudici: se si conosce come ciascuno vota
le «appartenenze» ideologiche e culturali si faranno maggiormente
sentire. Per questo Ettore Gallo ha proposto che l'opinione dissenziente
venga resa nota in forma anonima.
«Non penso che questo basti. Innazitutto i giudici devono avere
il coraggio delle loro azioni e decisioni. In secondo luogo in Parlamento
sono stati presentati alcuni disegni di legge di riforma che non saranno
«superati» da un'autoriforma di poco conto. La montagna non
può partorire il topolino. L'obiezione sulla libertà dei
giudici ha tuttavia una radice profonda. Per questo penso che l'introduzione
dell'opinione dissenziente di per sé non risolve tutti i problemi.
Essa dovrebbe essere contestualmente accompagnata dall'introduzione della
regola che impedisca ai giudici costituzionali di ottenere qualsivoglia
incarico per i cinque anni successivi alla scadenza del mandato. E' questa
norma che tutelerà la libertà dei giudici e l'indipendenza
del giudizio: cinque anni di incompatibilità, una vera e propria
moratoria negli incarichi».
Può spiegare ai non addetti ai lavori a cosa deve servire la
pubblicazione dell'opinione dissenziente?
«Deve servire a stimolare l'evoluzione della giurisprudenza della
Corte. La verità della Corte non può essere una verità
rivelata o monolitica e statica. Una sentenza non è forte perché
i giudici hanno trovato una unanimità fittizia. Tanto più
è persuasiva una sentenza, tanto più si deve consentire alla
minoranza di poter esprimere il proprio punto di vista. O la maggioranza
che ha vinto ha ragioni forti e allora la minoranza deve stare attenta:
le sue ragioni saranno schiacciate nel confronto con quelle della maggioranza.
Oppure accadrà il contrario. In ogni caso l'opinione pubblica potrà
verificare come sono andate le cose. In questo modo si prefigura anche
la possibilità di mutare opinione: la giurisprudenza non può
mai essere ingessata. Se si manifestano apertamente opinioni dissenzienti,
questo fatto stesso stimola a cambiare giurisprudenza».
M.A.C.
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