Diliberto: per le carceri una linea «riformatrice» 

da Il Sole 24 ore del 23.2.99

MILANO — Sulla gestione delle carceri, il Governo manterrà «una linea politica coraggiosamente riformatrice, coinvolgendo gli operatori e garantendo sicurezza all’opinione pubblica». Nè si tornerà indietro sulla legge Gozzini che verrà difesa dagli attacchi. La volontà di procedere lungo questa "linea" programmatica è stata espressa dal ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, alla firma del protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e ministero, che prevede una serie di interventi per migliorare la realtà carceraria. 
Diliberto ha firmato il protocollo con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, e il direttore dell’amministrazione penitenziaria, Alessandro Margara. Nel suo intervento nella sala del consiglio regionale lombardo, Diliberto ha ribadito che sui temi carcerari «indietro non si torna, si deve cercare di andare avanti con una politica di apertura» e si è impegnato su due condizioni per il proseguimento dell’opera riformatrice: il coinvolgimento di tutti gli operatori del carcere e l’attenzione ai temi della sicurezza. «L’opinione pubblica — ha spiegato Diliberto — non comprenderebbe se procedessimo a riforme coraggiose senza garanzie di sicurezza nelle carceri. Quello che vogliamo sono carceri tranquille, ma con la certezza che l’esigua minoranza di detenuti pericolosi non nuoccia alla collettività».
Diliberto ha ribadito, poi, che è essenziale il mantenimento del regime carcerario duro previsto dall’articolo 41bis e ha ricordato che ne verrà prolungata l’attuazione. Il ministro ha anche fatto riferimento all’abolizione dell’ergastolo: «Già oggi — ha spiegato — non esiste più nei fatti, toglierlo è un fatto simbolico di civiltà giuridica».
Il protocollo firmato ieri prevede una serie di interventi tra Regione e ministero in tema di tutela della salute dei detenuti, del loro utilizzo sul territorio, di formazione professionale e lavoro e di tutela dei minori e degli stranieri che si trovano nella realtà carceraria. «È tempo che con coraggio — ha spiegato Diliberto — si cominci a discutere di questi temi con la ragionevolezza della politica e non seguendo le ondate emotive». Il ministro ha ricordato che oggi lo scopo concreto del carcere «è in realtà solo di ordine pubblico: tenere le persone colpevoli o condannate lontane dalla collettività. Ma così si scaricano sul carcere tutte le contraddizioni della società e tutto il disagio sociale».
Formigoni ha sottolineato che «non c’è contraddizione tra il lavoro per dare più sicurezza ai cittadini e il lavoro per rendere più umane le carceri» e ha formulato quattro richieste al ministro: ambienti più idonei per la formazione professionale nelle carceri, garanzie di stabilità della popolazione carceraria, maggiore elasticità negli orari del personale di sorveglianza e facilitazioni nell’accesso alle carceri da parte degli operatori esterni.