Diliberto
«cauto» sui reati tributari
da Il Sole 24 ore del 23.6.99
ROMA — Sbaglia chi vede nella depenalizzazione dei reati minori un abbassamento
della guardia da parte dello Stato. Non sbaglia, però, chi intravede
«margini di rischio» nella depenalizzazione dei reati tributari.
Rischi che il Governo dovrà «attentamente valutare».
È una raccomandazione rivolta anzitutto a se stesso, quella
che il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, fa nel corso di una
conferenza presso la scuola della Polizia tributaria della Guardia di Finanza:
un’occasione per difendere la legge delega sulla depenalizzazione dalle
accuse che le sono state rivolte all’indomani della sua approvazione definitiva
in Parlamento, il 16 giugno scorso. Ma anche per condividere pubblicamente
le preoccupazioni per «l’eccessiva genericità» dei criteri
della delega nel settore tributario, «che potrebbe dare adito ad
«alcuni, non lievi, problemi».
Diliberto ha ricordato i rilievi della commissione Finanze della Camera
sul rischio concreto di reintrodurre la «pregiudiziale tributaria»
là dove la delega, nel fissare le soglie di punibilità, fa
riferimento a una «determinata entità di evasione».
Ha poi sottolineato le «perplessità» per la scelta di
sostituire, al meccanismo vigente di cumulo delle sanzioni penali e amministrative,
l’operatività del principio di specialità quando uno stesso
fatto è punito da una disposizione penale e da una che prevede una
sanzione amministrativa. I «rischi» da «valutare attentamente»,
secondo il ministro, derivano dal fatto che nella fitta rete di norme tributarie
ci sono numerose violazioni sanzionate in via amministrativa, per cui non
è difficile che qualcuna venga a trovarsi in un rapporto di specialità
rispetto a una norma penale che, in tal caso, dovrebbe essere disapplicata.
Il che non è auspicabile, ha annotato Diliberto, nel momento in
cui si annuncia la costruzione di nuovi delitti particolarmente gravi per
l’Erario. Peraltro, anche là dove dovesse prevalere la norma penale,
bisognerebbe verificare se l’esclusione della sanzione amministrativa non
si trasformi in un vantaggio per il reo. Basti solo pensare, ha infatti
ricordato il ministro, che nella loro concreta applicazione le sanzioni
amministrative vengono spesso commisurate alle imposte evase secondo un
meccanissmo moltiplicatore, il che le dota di un effetto deterrente di
gran lunga superiore rispetto a una pena destinata ad essere condizionalmente
sospesa, «anche grazie alla possibilità di nominare "teste
di legno" alla carica di amministratore, così da eludere l’impossibilità
di godere più volte della medesima sospensione».
In precedenza, Diliberto ha ammesso che sono molte le persone che percepiscono
la depenalizzazione «come un abbassamento di tutela», senza
capire che questa è la strada «per concentrare le energie
delle forze dell’ordine e della magistratura sui fatti che richiedono una
sanzione penale più forte ed efficace». Basti solo pensare
al «vespaio inaudito di polemiche» suscitato dalla depenalizzazione
del reato di maltrattamenti di animali. «Io non ho mai visto nessuno
condannato per questo reato — ha detto il ministro —. Sarebbe molto più
efficace una sanzione amministrativa applicata con fantasia, per esempio
far passare i fine-settimana per qualche mese al canile municipale per
accudire gli animali ai responsabili di maltrattamenti».
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