Violante: «Governi instabili favoriscono l’eccesso di norme» 

da Il Sole 24 ore del 23.5.99

(DAL NOSTRO INVIATO)
LISBONA — «Tutto ciò che semplifica la vita dei cittadini agevola il rapporto di fiducia con le istituzioni». Rientrato venerdì notte a Lisbona, da cui era partito a fine mattinata per poter partecipare alla cerimonia funebre di Massimo D’Antona, Luciano Violante spiega perché, nell’era della globalizzazione, il Parlamento deve voltare pagina e cambiare ruolo, accentuando i suoi compiti di controllo rispetto a quelli, tradizionali, di legiferazione. Una rivoluzione necessaria per colmare quel «deficit democratico» indicato a Lisbona, dai presidenti dei Parlamenti dell’Ue, come uno dei problemi più gravi dell’eccesso di leggi. «Purtroppo, storicamente — spiega il presidente della Camera — non c’è mai stato un rapporto di fiducia dello Stato nei confronti del cittadino, che è considerato più un soggetto da controllare che da garantire. Per fortuna da qualche anno le cose stanno cambiando, per esempio con l’autocertificazione. Ma la strada è ancora lunga».
La rivoluzione che parte da Lisbona si chiama «opzione zero». «Non si devono varare nuove leggi — spiega Violante, che l’ha proposta — se non quando sono strettamente necessarie. E la loro necessità dev’essere rigorosamente dimostrata».
Presidente, quest’onere della prova come si concilia con l’immagine del Parlamento come luogo in cui si fanno le leggi?
Le funzioni tradizionali del Parlamento sono due: legislazione e controllo. Finora l’asse è stato sbilanciato sulla prima; adesso bisogna spostarlo sulla seconda. Finora, insomma, un bravo Parlamento era quello che faceva molte leggi anche se non esercitava un buon controllo. La globalizzazione impone, invece, che i Parlamenti si specializzino nelle grandi leggi e nella funzione di controllo, lasciando al Governo la legislazione di dettaglio.
Che tipo di controllo?
Bisogna controllare se la legge è davvero necessaria e se i problemi non siano risolvibili, per esempio, in via amministrativa; se varata, va verificata sistematicamente la sua applicazione; occorre, infine, monitorare l’attività del Governo e delle amministrazioni che da esso dipendono.
Nella sua relazione lei pone l’accento anche sull’importanza della cooperazione istituzionale.
Certo, è indispensabile. Un primo passo in questo senso lo faremo a giugno, perché abbiamo già fissato un incontro tra i presidenti delle due Camere, il presidente del Consiglio, il presidente della Corte costituzionale, i presidenti e i Procuratori generali della Corte di cassazione e della Corte dei conti, il presidente del Consiglio di Stato e il presidente del Cnel. 
Quale contributo possono dare alla semplificazione le riforme istituzionali?
La stabilità dei Governi è un fattore della qualità della legge. Se il sistema è instabile, ogni progetto di legge può diventare la diligenza su cui far salire ogni altro tipo di norma perché si teme che un’eventuale crisi di Governo impedirà di intervenire successivamente.
E il bicameralismo perfetto: è un handicap?
Il bicameralismo ripetitivo e competitivo va superato. Sono tante le funzioni che il Parlamento può svolgere e che possono essere distribuite diversamente tra Camera e Senato. Tanto più se riusciremo a portare presto in porto, come mi auguro, la riforma federale dello Stato.
D.St.