I professionisti vanno a «caccia» di spazi 

da Il Sole 24 ore del 23.11.99

ROMA — I professionisti si candidano a ricoprire un ruolo di primo piano nella "gestione" dei trust. La rivendicazione, che riguarda la possibilità di svolgere le funzioni di trustee al di là di ogni equivoco o scelta normativa, è arrivata nella seconda giornata di lavoro del Congresso nazionale dell’associazione «Il trust in Italia» che si è concluso sabato a Roma. «Noi abbiamo la preparazione — ha sottolineato Fabrizio Franchi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti — per svolgere il ruolo di trustee. Non sollecitiamo nuove esclusive ma, nello stesso tempo, non vogliamo essere vittime di esclusioni». E a Franchi si è affiancata Lucia Starola, componente del Consiglio nazionale dei ragionieri: «In questo ambito — ha spiegato — c’è spazio per tutti». Un problema, quello del ruolo di trustee, che è anche all’esame degli avvocati. Mentre per i notai, spiega il presidente Gennaro Mariconda, «è assurdo pensare a esclusioni, ma si potrebbe individuare una griglia di ipotesi regolate in modo diverso a seconda delle caratteristiche».

La diffusione dei trust, in questo momento, del resto, "premia" i professionisti: spesso il ruolo di trustee viene svolto da un iscritto a un Albo, legato da un rapporto fiduciario profondo con il proprio cliente, o da una persona di famiglia. La preoccupazione è, però, per il futuro: due dei progetti di legge sulla disciplina del trust che sono stati presentati in Parlamento circoscrivono l’area dei possibili trustee tagliando fuori i professionisti.

In realtà, il problema è ancora in divenire e il tema di chi possa diventare trustee è uno di quelli su cui i progetti di legge potranno cambiare: resta il fatto che già da ora i professionisti tengono a rivendicare i propri spazi. Con la piena disponibilità a sottoporsi ai controlli, sia da parte del protector (incaricato di tutelare lo scopo del trust), sia da parte di soggetti pubblici che vengano individuati dal legislatore.

L’intenzione è, dunque, quella di diventare protagonisti del nuovo istituto il quale presenta caratteristiche che lo rendono utilizzabile su più fronti. Così «il trust — ha spiegato Aldo Frignani, ordinario all’Università di Torino — può permettere di conseguire gli obiettivi indicati dalla legge sulla cartolarizzazione». E l’istituto può risultare utile in tutte le operazioni in cui è opportuno creare un patrimonio separato finalizzato a un certo obiettivo. Con la possibilità di fornire una garanzia che permette di evitare che la tutela passi attraverso il rapporto problematico e insoddisfacente con la giustizia civile.

Resta, sullo sfondo, il problema dell’elusione fiscale. Con le accuse di chi vede nel trust uno strumento di fuga dal Fisco e le difese di chi ne valuta le possibilità "positive" più che i rischi. Lo strumento è duttile, ha spiegato Gaspare Falsitta, ordinario all’Università di Pavia, e può essere utilizzato per più obiettivi. Se lo scopo, però, è solo quello di ottenere un risparmio di imposta, allora può scattare l’accusa di elusione da parte dell’amministrazione finanziaria. Con tutti i rischi che ne possono derivare per il contribuente.

J.M.D.