Pisapia: «Troppe impugnazioni?
Basterebbe applicare il codice»
da La Stampa del 23.9.99
ROMA
L’onorevole Giuliano Pisapia è l’«anima garantista»
della sinistra italiana. E’ d’accordo nel restringere l’accesso alla Cassazione?
«Premesso che sono assolutamente d’accordo su una Cassazione che
non sia un terzo grado di giudizio, però devo anche dire che il
nostro codice già prevede in maniera tassativa le possibilità
di ricorso. C’è bisogno solo di applicare rigorosamente le norme.
Non a caso il codice prevede l’inammissibilità di un ricorso quando
il procuratore generale ritenga che i motivi di impugnazione siano di merito
e non di legittimità. E guardi che sono numerosissimi i ricorsi
che vengono dichiarati inammissibili per questo motivo».
Insomma, lei questa emergenza in Cassazione non la vede.
«E’ così. Questa emergenza non la vedo proprio. Aggiungo
che sarebbe gravissima. Ma per fortuna, la Cassazione è una garanzia
di corretta e giusta applicazione della legge. I motivi previsti per il
ricorso sono esclusivamente quelli relativi alla corretta applicazione
della legge e delle norme di procedura. Non comprendo come si possa modificare
una norma che già preveda questo. E mi permetta una cattiveria:
molti dimenticano che nella commissione che aveva fatto questa scelta precisa,
di limitare la specificità della Cassazione, c’erano avvocati, tra
cui Frigo, l’attuale presidente dell’Unione camere penali, professori universitari,
ma anche magistrati come il dottor Vigna, il dottor Caselli e tanti altri
autorevoli magistrati che oggi probabilmente non ricordano quanto loro
stessi hanno approvato. Non so se sono stato chiaro».
Chiarissimo. E quindi?
«Quando l’impugnazione è di merito, il ricorso va dichiarato
inammissibile. Il codice lo dice chiaramente. C’è l’elenco dei motivi
per cui è possibile un ricorso. Chiedo a tutti di andarli a rileggersi.
E si vedrà se la Cassazione è un giudizio di merito o di
legittimità. Per fortuna che c’è una Cassazione che ultimamente
ha ripreso a dare indicazioni ai giudici di merito per una corretta applicazione
della legge».
In definitiva lei ritiene che questo della Cassazione sia un falso
problema.
«Esatto. Il mio discorso di difesa strenua della Cassazione non
significa che non si debba fare qualcosa per accelerare i processi. Molto
s’è già fatto: la depenalizzazione dei reati minori, le maggiori
competenze del giudice di pace, il giudice unico di primo grado, i riti
alternativi. Questa è la grande riforma che darà una giustizia
celere e efficiente. E non a scapito delle garanzie».
E con le prescrizioni come la mettiamo?
«La prescrizione non è solo un’ingiustizia, ma una beffa.
Però i ricorsi in Cassazione sono legati alla possibilità
concreta di limitare gli errori giudiziari. I tre gradi di giudizio sono
una garanzia per gli innocenti, non per i colpevoli. Ricordo delle statistiche;
il 54 per cento dei processi sono riformati in appello, il 25 per cento
in Cassazione. Il che significa che gli errori giudiziari ci sono. Senza
appello o Cassazione sarebbero molti di più». \
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