Palermo, l'allarme di Grasso "A
rischio il pool antimafia"
da La Repubblica del 23.9.99
di FRANCESCO VIVIANO
PALERMO - Mentre il governo è impegnato nella ricerca di mezzi
e strumenti per far fronte alla dilagante criminalità (omicidi,
rapine, estorsioni, furti e scippi), il procuratore di Palermo Piero Grasso
lancia un altro allarme da uno dei punti più caldi della lotta alla
malavita organizzata. C'è infatti il rischio che molti dei magistrati
della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano, da anni
impegnati nella lotta a Cosa nostra, debbano abbandonare, per motivi "burocratici",
il loro posto.
Il procuratore si rivolge con una lettera al Consiglio Superiore della
Magistratura: Pietro Grasso teme che l'applicazione rigida di una circolare
dell'organo di autogoverno dei magistrati indebolisca la struttura della
Procura palermitana, vanificando i risultati fin qui raggiunti. La circolare
del Csm stabilisce che il termine massimo di permanenza dei magistrati
nelle direzioni distrettuali antimafia sia di otto anni, e , se applicata,
costringerebbe magistrati come il procuratore aggiunto Guido Lo Forte,
Antonino Ingroia, Roberto Scarpinato, Teresa Principato, Vittorio Teresi
e Ambrogio Cartosio, ad abbandonare, da un giorno all'altro, il loro posto
in Procura per passare ad altri incarichi.
I magistrati in questione rappresentano una sorta di "memorie storica"
del fenomeno mafioso e - dice il procuratore nella lettera - il loro distacco
dalla Procura significherebbe "regalare a Cosa Nostra almeno 4-5 anni di
vantaggio rispetto allo Stato".
Piero Grasso sostiene quindi nella sua lettera che il Csm ha il "dovere"
di dire chiaramente come stanno le cose e aggiunge che se quei magistrati
fossero trasferiti non potrebbe "assolvere al compito istituzionale di
procuratore distrettuale della Repubblica di Palermo", né assumere
"la responsabilità di garantire nei prossimi anni un'adeguata complessiva
azione di contrasto a Cosa Nostra".
La lettera è stata inviata da Grasso proprio alla vigilia della
riunione del plenum del Csm che oggi dovrà decidere se concedere
o negare la proroga degli incarichi ai magistrati in scadenza nelle Dda.
Il procuratore di Palermo aveva già chiesto al Csm di essere ascoltato
prima che venisse presa una decisione. Ed è possibile che l'assemblea
di Palazzo dei Marescialli faccia tornare la pratica in Commissione, proprio
per dar modo di sentire Grasso e i suoi colleghi responsabili delle Dda,
anche se contro questa ipotesi si erano già schierati i consiglieri
del Polo.
Nella sua lettera Grasso fa anche presente che i sostituti procuratori
"anziani" sono appena cinque, "una quota che appare impossibile ridurre
per non compromettere irrimediabilmente la continuità dell'azione
dell'ufficio". Il procuratore di Palermo mette in discussione la stessa
legittimità della circolare del Csm che, "ponendo un limite inderogabile
ad un potere che la legge attribuisce al procuratore della Repubblica,
(quello di organizzare il suo ufficio secondo i criteri più adeguati),
appare in contrasto con l'articolo 97 della Costituzione, sulla riserva
di legge concernente l'organizzazione dei pubblici uffici in relazione
al buon andamento dell'amministrazione".
E anche alla luce di questa considerazione Grasso conclude la sua lettera
chiedendo al Csm di riconoscere ai procuratori distrettuali almeno la facoltà
di trattenere in casi di "particolare gravità e rilevanza" i magistrati
delle Dda "oltre i limiti temporali normalmente stabiliti".
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