Provocazione del procuratore aggiunto di Milano contro le lentezze del processo penale

da Il Corriere della sera del 24.4.99

MILANO - Usato penale cercasi in cambio di nuovo certificato di buona condotta. E, diciamolo, tra le tante, questa mancava. 
Topi di appartamento, scippatori recidivi e ladri d'auto come frigoriferi spompati, e quant'altro sia oggi rottamabile. Che escano dalla clandestinità e si diano volontariamente alla giustizia e ne otterranno clemenza parziale, sconti di pena. Il processo penale eviterà la bancarotta e chi ha modeste pendenze con il casellario giudiziario potrà ragionare su un futuro diverso. 
Per carità, già il ministro Bassolino aveva immaginato di «rottamare» i pensionati. Ma questa volta il Procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio, numero uno pro tempore della Procura di Milano, pensa ai «6.500 delinquenti condannati e a piede libero» nel solo distretto di Corte di appello del capoluogo lombardo. Per convincerli a costituirsi, a scontare residui di pena, un premio: un sostanzioso sconto sulla condanna definitiva ricevuta. 
Certo, è una «provocazione», ammette D'Ambrosio di fronte alla sorpresa quanto divertita platea del convegno sulla cosiddetta microcriminalità organizzato dalla corrente Movimenti riuniti. 
Ma il ragionamento è figlio della disperazione. «Ci si aspettava, in previsione dell'entrata in vigore del giudice unico, una riforma dei riti alternativi e l'allargamento della forbice tra le pene del dibattimento e quelle dei riti alternativi. Tutto questo non è accaduto». 
Non pronuncia la parola «pacchetto anticrimine», il Procuratore aggiunto, ma che le misure annunciate dal governo non lo trovino d'accordo è implicito nella citazione di Beccaria: «Da secoli, il vero deterrente non è l'entità della pena, ma la certezza che venga scontata». 
E a Milano, giura D'Ambrosio, di certezza non c'è l'ombra. Scorre i dati di un «personale monitoraggio nel solo distretto di Corte d'appello». 
Sono liberi 3700 condannati con pena residua inferiore a un anno in attesa di giudizio non fissato per l'affidamento ai servizi sociali. 3072 quelli con giudizio di affidamento fissato entro dicembre '99; 909 gli affidati ai servizi sociali a Milano (2100 in tutto il distretto di Corte di appello); 170 i detenuti agli arresti domiciliari; 800 in custodia cautelare in casa propria. 
«Chi li controlla?», incalza retorico il Procuratore. «Nelle questure non esistono più uffici addetti. Per il reinserimento dei condannati in tutta Milano ci sono 5 assistenti sociali e 12 volontari per turno». Dunque? «Dunque lo posso dire di chi è condannato? Ben venga la rottamazione di questi delinquenti». In cella da volontari, in cambio di un sostanzioso sconto. Perché non si sa mai che «possa funzionare». Come per l'anonimo ladro di 45 anni che dopo avere ripulito proprio l'appartamento di D'Ambrosio ha finito per scrivergli una lettera confidandogli che ha deciso di farla finita con i furti. «So chi è. Ha avuto già due condanne. Dice che smetterà perché la moglie minaccia di lasciarlo. Ma se ci fosse una legge..». Per ora, l'unica è quella dei riti alternativi. D'Ambrosio la ritiene deficitaria, certo. Ma è quella su cui sembra immaginare le linee direttrici di condotta della Procura. Patteggiare se possibile. E il caso Dell'Utri docet. «Non è un cambio di era - precisa a fine convegno -. Ma se un imprenditore ci chiede di patteggiare nessun problema. Dell'Utri non fa eccezione. La legge è uguale per tutti». 
Carlo Bonini,