Cassazione, rischio paralisi: «Siamo sommersi dai ricorsi» 

da Il Corriere della sera del 24.4.99

ROMA - La Cassazione lancia l'allarme. Rischia di paralizzarsi per i troppi ricorsi e la colpa è anche del Parlamento. Eppure, nonostante questo, i supremi giudici hanno respinto, durante la loro assemblea generale riconvocata dopo 18 anni per iniziativa del primo presidente Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, davanti alle massime autorità dello Stato (Scalfaro in testa) la proposta di inserire nel documento finale la richiesta al legislatore di una norma che stabilisca l'esecutività delle sentenze di secondo grado, una volta che l'appello confermi le condanne di colpevolezza emesse dai verdetti di primo grado. È stato necessario ripetere due volte la votazione, perché i supremi giudici hanno votato per alzata di mano e inizialmente non erano chiare maggioranza e minoranza. 
Si è deciso così di votare alzandosi in piedi e a quel punto, tra gli eleganti abiti grigi del parterre dei consiglieri, è apparsa chiara la vittoria di chi pensa che prima di infliggere la condanna definitiva sia meglio affrontare tutti i gradi di giudizio. Un applauso ha salutato il risultato. 
Eppure qualche modifica legislativa bisognerà pur farla, perché la situazione è a dir poco drammatica. «Finora la Cassazione ha retto, ma ora - ha avvertito Zucconi - si è giunti a una soglia critica nel settore civile e penale: l'ammissione generalizzata del ricorso per Cassazione e il flusso incessante di una legislazione ambigua e mai consolidata fanno ricadere sulla Corte un numero illimitato di ricorsi incompatibile con la struttura e con la funzione di legittimità di una Suprema Corte». 
I dati resi noti sono a dir poco eclatanti. I ricorsi pendenti alla fine del '98 erano oltre 70 mila (24.317 penali e 45.834 civili). E dalle statistiche degli ultimi sei anni risulta chiaro l'andamento del trend di crescita: dai poco più di 38 mila procedimenti penali del '93, si arriva agli oltre 49 mila del '98. In questa situazione abnorme nascono poi le sentenze choc della Suprema Corte, in particolare in materia sessuale (a cominciare da quella dello stupro impossibile in jeans alle mancate aggravanti per la violenza su una donna incinta). 
Nel suo intervento Zucconi ha tra l'altro richiamato l'attenzione sull'uso dilatorio che viene fatto del ricorso per Cassazione: «Sempre più spesso, aggiungendosi alle disfunzioni e ai lunghi tempi delle fasi di merito, il ricorso per Cassazione - ha detto - è adoperato non per ottenere giustizia ma sostanzialmente per vanificarla, attraverso la prescrizione o altre cause di estinzione del reato o soltanto attraverso il ritardo nell'esecuzione delle condanne». Così che «il processo di Cassazione si aggiunge alle altre cause che in Italia impediscono l'effettività della pena». 
Zucconi ha fatto infine appello alla necessità di ancorarne la funzione al giudizio di legittimità (cioè di corretta interpretazione della legge e della sua applicazione, senza sconfinamenti nel merito concreto) e ha chiesto al Parlamento di modificare l'articolo 111 della Costituzione per restringere l'accesso dei ricorsi alla Suprema Corte. Un'esigenza che il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto ha detto di condividere. 
«Durante i lavori della Bicamerale - ha ricordato Zucconi - era stato proposto che il ricorso per Cassazione fosse ammesso solo nei casi previsti dalla legge e oggi una buona occasione per questo intervento può essere l'inserimento del principio del giusto processo in Costituzione», il cosiddetto super 513. 
M. Antonietta Calabrò