Avvocati, le indagini scivolano sui costi di detective e perizie 

da Il Sole 24 ore del 24.4.99

MILANO — I titoli di coda scorrono un istante dopo che Perry Mason, con l’ennesimo colpo di teatro, ha smascherato il colpevole salvando il "suo" imputato, innocente come un agnellino, sotto gli occhi di un’attonita giuria popolare. Allo spettatore la fiction risparmia, invece, oltre che l’errore giudiziario, anche la scena del conto. Ma si sa che il processo penale all’americana, tutto detective e perizie complesse, non è certo per tutte le tasche. Così, ora che l’avvocato-detective sta per debuttare nelle aule giudiziarie italiane, si levano anche i primi allarmi sui costi. E sulle disuguaglianze sociali ed economiche tra imputati.
Ha lasciato la Camera mercoledì, tra un coro di consensi, il disegno di legge sulle «indagini difensive» e in breve il Senato potrebbe dare il sì definitivo. Però nella riforma alla "Perry Mason" non si fa parola nè di patrocinio per i non abbienti nè di avvocati d’ufficio. Le vere spine nel fianco del diritto alla difesa. Lo ha avvertito il procuratore reggente di Milano, Gerardo D’Ambrosio; lo ha sottolineato il Coordinamento giustizia del Movimento federativo democratico; lo hanno rimarcato gli stessi avvocati penalisti: c’è il rischio che le investigazioni difensive aiutino solo gli imputati ricchi. E che i nuovi strumenti si arrestino davanti alla dichiarazione dei redditi del presunto innocente.
«Si può ipotizzare una lievitazione media delle spese tra il 10 e il 20 per cento» è la previsione di Giuseppe Frigo, presidente dell’Unione delle Camere penali italiane. Il che significa che i costi aggiuntivi rispetto agli attuali onorari potrebbero crescere molto di più nei casi complessi. Mentre la legge che tutela i non abbienti (con lo Stato che paga il conto) è ferma a un tetto massimo di reddito di dieci milioni annui. «Il rischio è di avere cittadini di serie A e di serie B» commenta Maria Paola Costantini, responsabile del Coordinamento giustizia per i diritti di cittadinanza attiva-Mfd. «Niente infatti si sta facendo — continua — per rendere l’istituto del gratuito patrocinio all’altezza di un Paese civile. Negli ultimi anni i costi di un processo sono aumentati, basti pensare a quanto costa una consulenza di parte o un investigatore». Se non verrà affrontata subito la riforma dell’accesso alla giustizia dei non abbienti, insomma, il divario tra ricchi e poveri è destinato ad aumentare.
La riforma è al centro delle preoccupazioni degli avvocati penalisti e non da oggi. «È necessaria una riforma tempestiva sia del patrocinio ai non abbienti che della difesa d’ufficio» spiega Frigo. Infatti se per le fasce più povere interviene, su richiesta, lo Stato, va peggio ai tanti che non scelgono un avvocato di fiducia e affrontano il processo penale come «un’evenienza di scarsa importanza, quasi — dice il penalista bresciano — si trattasse di un raffreddore». In questi casi è la giustizia ad "affibbiare" un difensore, pescato da apposite liste formate dagli Ordini. Ma a dover pagare è comunque l’assistito, nonostante la qualità del lavoro possa risultare scadente. La fetta di imputati che non sceglie viaggia su percentuali altissime: il 50 per cento. «Dobbiamo allora pensare — afferma Frigo — che una parte di questo 50% avrebbe bisogno del patrocinio a spese dello Stato e dunque dobbiamo tutelare quelle fasce medie che, se ne sono accorti anche negli Usa, non sono protette».
A maggior ragione adesso che sulla scena irrompe il detective. In realtà la parte del leone, pronostica il presidente delle Camere penali, la farà la consulenza tecnica che diventerà il pilastro delle investigazioni: «In questi giorni si parla soprattutto dell’assunzione di informazioni e dunque del contatto con il testimone. Ma questa è solo una parte delle indagini, più importanti sono le investigazioni tecniche». Per fare alcuni esempi si pensi al caso delle perizie balistiche per gli omicidi o alle analisi dei bilanci per i reati finanziari. È però sempre l’avvocato a fornire l’incarico e a dover dare istruzioni precise. E qui si presentano altri due problemi: la formazione delle liste dei legali d’ufficio e la verifica della professionalità; la mancanza di un albo degli investigatori privati.
«Le Camere penali hanno promosso scuole di specializzazione sia centrali che locali — racconta Frigo —. Tuttavia nella formazione degli elenchi dei difensori d’ufficio gli Ordini verificano l’"idoneità" richiesta dalla legge sulla base della sola abilitazione. Che senso ha?». Per il presidente dell’Unione si dovrà arrivare, prima o poi, agli Albi di specializzazione. Prospettiva inevitabile secondo Frigo ma ancora invisa a gran parte dell’avvocatura, soprattutto a quella istituzionale. Quanto ai Philip Marlowe — per continuare nella scia dei miti americani — un riordino del settore è auspicabile. E il discorso scivola immediatamente sull’esigenza di dare un Albo ai detective.
Roberta Miraglia