La
difesa dei giudici delle sentenze contestate: «Ci limitiamo ad applicare
le leggi esistenti»
da La Gazzetta del Sud del 24.4.99 ROMA – Alcune delle loro sentenze sono salite recentemente agli onori
delle cronache e hanno anche suscitato polemiche e dibattiti. I magistrati
della terza sezione penale della Cassazione, intervenuti ieri mattina all'assemblea
generale convocata da Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, sembrano sostenere,
però, in modo piuttosto compatto, la necessità che le sentenze
della Suprema Corte non guardino ai fatti, ma si limitino al giudizio di
legittimità e trovano che, in alcuni casi, sia la legge a dover
essere modificata. Aldo Rizzo, il relatore della famosa sentenza sui jeans,
dice: il nostro compito è «controllare se la motivazione della
sentenza impugnata è logica» e intervenire se non lo è
e nel caso dei jeans i giudici che componevano la Corte hanno trovato la
sentenza d'appello carente di logicità. C'è stato così
un annullamento con rinvio che, certo, non significa affatto che se una
donna porta i jeans non possa essere violentata. Il giudice Olindo Schettino,
relatore sul caso dell'uomo che mostrava a ragazzini minorenni video hard
e materiale pornografico, afferma a proposito di quella sentenza: «è
la legge che andrebbe cambiata tanto che c'è stato nel Governo chi
ha proposto modifiche di quell'articolo che tratta della corruzione dei
minorenni. E finché la legge non viene cambiata, insomma, la Cassazione
non poteva far altro che applicarla». Per il consigliere Guido De
Maio, relatore della sentenza che ha sottolineato come per legge non esista
«l'aggravante della donna incinta» nel caso di abusi sessuali,
dice: «mi sono meravigliato moltissimo che anche chi ha partecipato
ad approvare la legge sulla violenza sessuale abbia contestato la sentenza».
La legge «ci imponeva di dire che non esiste l'aggravante per l'abuso
su una donna incinta» e la Cassazione, inoltre, non può modificare
una sentenza se non viene impugnata sul punto. Fra i giudici della terza
sezione penale, che si occupa anche di violenza carnale c'è il giudice
Pierluigi Onorato che afferma «bisogna distinguere fra sentenza e
sentenza».
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