Troppi ricorsi, Sos dalla Cassazione 

da Il Sole 24 ore del 24.4.99

ROMA — Approfittare della modifica costituzionale del giusto processo, già all’esame del Senato, per rivedere, limitandone i casi, il ricorso in Cassazione. Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, primo presidente della suprema Corte, lancia la proposta nell’Aula magna del Palazzaccio dov’è riunita, per prima volta nella sua storia, l’assemblea dei giudici di legittimità. E la proposta non cade nel vuoto. Non solo perché, sette ore più tardi, la revisione dell’articolo 111 della Costituzione sarà messa al primo punto dell’elenco di riforme sollecitate dall’asseblea a Governo e Parlamento per porre un freno ai ricorsi in Cassazione. Ma anche perché il primo a raccogliere la proposta di Zucconi è nientemeno che il ministro della Giustizia, seduto in prima fila assieme al presidente della Repubblica Scalfaro e ai presidenti delle due Camere. Oliviero Diliberto parla di «formulazione troppo ampia dell’articolo 111 della Costituzione» e dell’«eccessiva possibilità di ricorso»: due fattori che, insieme «all’assenza di efficaci filtri preliminari», determinano «un aumento del carico di lavoro a livelli non compatibili con la funzionalità dell’organo». Il ministro promette quindi «una riflessione». E tanto basta a far sperare i 300 giudici seduti in platea.
Alle dieci della mattina, tra gli ermellini che disciplinatamente si disponevano in fila per far registrare il proprio nome prima di entrare nell’Aula magna, si contavano tanti scettici e pochi sinceramente convinti della bontà dell’iniziativa di Zucconi. I primi spiegavano che loro sfiducia nasceva dal timore che l’assemblea potesse trasformarsi in una sorta di convegno, senza nascondere una velata critica a Zucconi per aver invitato le alte cariche dello Stato: una presenza che avrebbe potuto nuocere alla franchezza del confronto di opinioni tra i giudici. Non meno forte, peraltro, il timore che l’assemblea potesse essere letta, all’esterno, come una sorte di processo alla Corte dopo le polemiche che l’hanno travolta a causa di alcune recenti sentenze. I secondi, invece, preferivano mettere l’accento sull’importanza di un’inizitiva che consentirà una gestione più collegiale e trasparente dei problemi che affliggono la suprema Corte. Per esempio, grazie alla delibera di ieri di creare un Consiglio giudiziario della Cassazione (preceduto, in attesa che il Parlamento provveda, da un Consiglio consultivo) le decisioni sulla composizione dei collegi giudicanti o sull’assegnazione a essi dei ricorsi non saranno più ristrette ai "presidenti" ma passeranno prima al vaglio del Consiglio, e quindi saranno obiettivamente più trasparenti.
Alle sei della sera, comunque, il rapporto scettici-entusiasti si è invertito e molti di coloro che la mattina non avrebbero scommesso una lira sul buon esito dell’assemblea ammettevano di essersi sbagliati. A far loro cambiare idea aveva contribuito anzitutto l’intervento del primo presidente, pacato ma fermo nel riconoscere «il distacco progressivo della Corte dal suo ruolo e il deterioramento della qualità della sua giurisprudenza». Zucconi aveva puntato l’indice sulle cattive abitudini interne, come l’anarchia interpretativa, i frequenti sconfinamenti nel merito, le motivazioni sovrabbondanti, ma soprattutto contro l’eccessivo numero di ricorsi, presentati «non per ottenere giustizia — aveva detto — ma sostanzialmente per vanificarla, attraverso la prescrizione o altre cause di estinzione del reato o soltanto attraverso il ritardo nell’esecuzione delle condanne. Sempre più spesso il processo di Cassazione si aggiunge alle altre cause che in Italia impediscono l’effettività della pena, ciò che richiederebbe, come da tempo si invoca, l’eliminazione di ogni incentivo processuale alla proposizione di ricorsi soltanto dilatori o distorsivi della funzione della Corte». Corresponsabili di questa situazione, per Zucconi, sono anche gli avvocati cassazionisti (27mila in Italia; meno di 100 in Francia, 30 in Germania) di cui ha chiesto una «drastica riduzione» e un maggior «livello culturale e deontologico».
Dopo una breve pausa in cui gli "esterni" hanno lasciato il Palazzaccio, sono cominciati gli interventi nel rispetto rigoroso dei tempi assegnati. Zucconi non ha concesso deroghe, neppure all’unica donna, Gabriella Luccioli, che ha preso la parola e che chiedeva di sforare di 3 minuti. Alle cinque del pomeriggio si è giunti al voto su un documento (pubblicato in pagina) e su alcune mozioni (una delle quali prevede che tra un anno l’assemblea verifichi lo stato di attuazione delle delibere adottate).
Soddisfatto, alla fine Zucconi ne ha approfittato per accomiatarsi dai suoi consiglieri, poiché a giugno andrà in pensione. «Vi sono grato per la vostra passione e partecipazione — ha detto ai circa 160 colleghi rimasti —: credo che la Cassazione abbia fatto un piccolo passo avanti verso la considerazione comune dei suoi problemi. Mi raccomando: incontratevi e discutete più che potete». 
Forza Italia e Alleanza nazionale sono subito partite all’attacco dell’«irrituale» iniziativa di Zucconi il quale, secondo i deputati Fragalà, Cola e Simeone, «spera in un decreto del guardasigilli che potrebbe spostare l’età pensionabile dai 72 ai 75 anni». Ma ce n’è anche per Diliberto, che secondo Tiziana Maiolo «ha deciso di offrirsi come scudo umano alle richieste controriformatrici e corporative di certa magistratura».
Donatella Stasio