«I
processi si fanno nelle aule e non in tv o sui giornali»
da Libertà del 24.1.99
(Cav.) La giustizia vista da dentro. Ossia da chi ogni giorno veste
la toga del giudicante. Il dottor Pio Massa, giudice delle indagini preliminari
(Gip) alla Pretura di Piacenza, ha fatto una sorta di viaggio nel pianeta
giudiziario, in un incontro al Centro studi Cassa di Risparmio Parma e
Piacenza, per iniziativa del Soroptimist. Una relazione di un’ora,
poi le domande del pubblico, tra cui c’erano Prefetto e Questore.
Un’occasione importante per riflettere sul tema: il dottor Massa è
infatti nei vertici nazionali della magistratura. Fa parte del direttivo
centrale dell’Associazione nazionale magistrati (una delle associazioni
di categoria). Ha quindi il polso della situazione romana, dove si forma
la politica giudiziaria. Dall’incontro è uscita una carrellata ad
ampio respiro su uno dei temi che da anni fa discutere sempre più
l’opinione pubblica. E proprio il rapporto tra giustizia e informazione
è secondo Massa - uno dei “nodi” attuali della situazione italiana.
Oggi i processi, di fatto, non si celebrano più nelle sedi proprie,
le aule giudiziarie, ma si fanno sui giornali ed in televisione. Con la
conseguenza che, quando arriva la sentenza, il processo é già
stato fatto da anni.
Un fenomeno che riguarda tutta la società (e non coinvolge solo
la giustizia), e che non è soltanto italiano («si pensi al
processo Andreotti ma anche a quello contro O.J. Simpson negli Stati Uniti»,
ha sottolineato Massa). Un fenomeno che comunque è una distorsione:
se è giusto il controllo dell’opinione pubblica sull’esercizio della
giustizia, è anche vero - ha ricordato il Gip - che i processi hanno
regole tecniche che i mezzi di comunicazione non possono dimenticare (pena
una cattiva informazione).
Ecco allora la necessità di un maggior rigore da parte dei giornali:
che dovrebbero affidare le cronache giudiziarie ad esperti in questioni
legali («negli Stati Uniti se ne occupano avvocati»), che dovrebbero
sempre andare a fondo nelle notizie, che dovrebbero subire sanzioni più
severe da parte del legislatore: «Si potrebbe pensare nei casi più
gravi alla non uscita del giornale per alcuni giorni. Oggi la sanzione
e solo un’ammenda», ha rilevato Massa. Il quale ha comunque ammesso
che devono essere puniti tutti i responsabili delle fughe di notizie che
ledono il segreto investigativo.
I problemi sono comunque più generali. Ad esempio, una giustizia
ingolfata da casi di microcriminalità (furti, scippi), questione
che riguarda non solo la giustizia, ma l’autorità di pubblica sicurezza
(Piacenza non vive però le difficoltà di altre realtà,
ha rilevato il Gip). E poi c’è un codice di procedura penale (in
ottobre celebrerà i dieci anni dalla riforma) venuto meno a molte
aspettative. Doveva essere il codice che favoriva i riti alternativi, come
quello americano: «Invece - ha fatto notare il Gip - i dati dicono
che l’80% dei processi va al dibattimento e solo il 20% si definisce prima».
Dunque, niente accelerazione dei processi.
In realtà, gli Stati Uniti hanno un sistema molto diverso dal
nostro, ha rilevato il Gip. Là i magistrati sono elettivi,
l’azione penale è discrezionale (ossia il Pubblico Ministero sceglie
quali reati perseguire e quali no), la giuria esprime un verdetto non motivato
e anche pochi furti possono portare all’ergastolo. Il quadro non è
roseo nemmeno nella giustizia civile. Le cause pendenti, dai Giudici di
pace su su fino alla Cassazione, sono circa quattro milioni. E i tempi
di decisione sono lunghi. Per far fronte alle difficoltà, molti
magistrati (come lo stesso Massa) svolgono contemporaneamente funzioni
civili e penali.
Il Gip si è detto favorevole a procedure conciliative o alternative
(come gli arbitrati o le Camere arbitrali delle Camere di commercio) e
ha comunque auspicato alcuni ritocchi: ad esempio, la revisione delle circoscrizioni
giudiziarie (ferme alla situazione di molti decenni fa), e una migliore
razionalizzazione delle risorse attuali di magistrati e di personale giudiziario.
E un aumento dei giudici? Massa ritiene che non sia possibile un ingresso
di più di 300 magistrati per ogni concorso (come adesso), pena la
dequalificazione della categoria.
Alle porte c’è l’introduzione del giudice unico di primo grado,
che accorperà le Procure di Pretura e Tribunale e consentirà
un migliore utilizzo delle risorse, dopo il fallimento delle sezioni -
stralcio per le cause arretrate. Ma alle porte - ha ricordato Massa che
era stato presentato dal presidente Soroptimist Lia Merenda e da Sandro
Molinari del Centro studi - c’è anche la necessità di prepararsi
ad una giustizia in chiave europea
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