Riforme, è di nuovo rissa

da Il Mattino del 24.6.99

GUELFO FIORE 
Tensione di nuovo alta. Altissima. Quell’intesa di nemmeno cinquanta giorni fa tra maggioranza e opposizione che consentì l’elezione di Carlo Azeglio Ciampi sembra roba da soffitta, ricordi di tempi andati. La possibilità di appuntare sul petto del Parlamento almeno una, due medaglie in tema di riforme svanisce. E le accuse, le liti riprendono. Berlusconi ripesca espressioni da qualche settimana in disuso: «Sinistra squadrista». Veltroni ricorda che il Cavaliere «non passa giorno senza insultarci». I popolari stilettano il leader di Forza Italia. Gli uomini di An e Ccd danno man forte al gran capo del Polo. Il risultato è che, alla vigilia dei ballottaggi (e forse proprio per questo..), rullano i tamburi di guerra negli accampamenti della politica. La scintilla è stata accesa ieri mattina dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio che ha rinviato - senza fissare una nuova data precisa - l’esame in aula del ”super 513”, la norma sul cosiddetto «giusto processo» su cui un accordo in Senato già era stato siglato. «Ci sono ragioni solo politiche» ha protestato il forzista Elio Vito. In più, a palazzo Madama, nelle stesse ore passava un emendamento del diessino Villone che introduceva l’elezione a doppio turno per i presidenti di Regione così che il testo, votato a Montecitorio, doveva ritornare alla Camera ancora una volta. E poi le polemiche attorno al presidente della Commissione Antimafia, il socialista Ottaviano del Turco, attaccato da alcuni settori della maggioranza e difeso dal Polo. Ce n’è quanto basta per incendiare le polveri. 
Berlusconi denuncia, allora, «la strategia della persecuzione politica e giudiziaria della sinistra comunista ed ex comunista dopo l’insuccesso elettorale». «Sono state accantonate le offerte di dialogo, smentite le prese di posizione pubbliche, rinnegati i voti già espressi, calpestati gli stessi appelli del capo dello Stato» detta in una nota ufficiale. Ricorda che il centrosinistra sta riproponendo il problema del conflitto di interessi «accantonato per mesi per non disturbare certi personaggi della maggioranza» e studia misure per vietare gli spot in televisione. «La sinistra - attacca - che non riesce a vincere nelle urne batte la strada dei colpi di mano parlamentari e dello squadrismo giustizialista». Accanto a lui tutto lo stato maggiore del partito e numerosi esponenti del centrodestra. Gaetano Pecorella, relatore in commissione sul ”super 513” annuncia le dimissioni con lettere a tutti, compreso il capo dello Stato. Enrico La Loggia vede «segnali di disfacimento della tenuta del sistema democratico del nostro paese». La ragione delle scelte della maggioranza - in cui inserisce anche «il voltafaccia sull’incompatibilità tra giudice per le indagini preliminari e per l’udienza preliminare» - per Marcello Pera, senatore forzista, si chiama «stordimento» da insuccesso elettorale. «Nulla di nuovo, sono giorni che Berlusconi ci insulta» replica il segretario della Quercia Walter Veltroni fresco di una sorta di ”no grazie” del Cavaliere sull’idea di varare presto la riforma elettorale. Il capogruppo alla Camera della Quercia, Fabio Mussi, spiega così lo stop momentaneo all’iter del giusto processo a Montecitorio: «Noi siamo favorevoli a questa norma ma vorremmo portare a compimento anche l’elezione direttta della regione, la riforma federalista dello Stato ed il mutamento della forza di governo. Ogni discussione non si può ridurre alla sola modifica di un punto che riguarda la giustizia». Insomma niente modifiche istituzionali a pezzettini: soprattutto se i primi risultano i più graditi al capo dell’opposizione. «Berlusconi - incalza graffiante Mussi - ha una strada idea della giustizia: se un imputato è ricco o è un politico, magari vicino a lui, è innocente per definizione e colpevoli sono i giudici». 
Non va meglio, per il Cavaliere, con i popolari. Imbufaliti per essere stati bersagliati nei giorni scorsi dal leader di Forza Italia reagiscono anche alle critiche sulla riforma della sanità pubblica e sulle decisioni della Camera e del Senato di ieri. «Come potrebbe Berlusconi condividere - contesta il capo della segreteria, Severino Lavagnini - una riforma della sanità che vuole assicurare a tutti prestazioni di qualità senza dividere tra cittadini di serie A e di serie B in base al censo? Quanto alla giustizia la verità è che Berlusconi è sempre costretto a mediare e valutare ogni iniziativa in relazione alle proprie urgenze a partire dal convicimento che il ”giusto processo” é solo quello che lo manderà assolto».