Il
verdetto di Napolitano “E’ colpa del questore”
da La Repubblica del 24.6.98
di LIANA MILELLA
ROMA - Rimosso dall’incarico in meno di 24 ore. Il questore di Salerno
è il primo a pagare per la spettacolare evasione dei boss della
camorra Ferdinando Cesarano e Giuseppe Autorino. Il ministro dell’Interno,
Giorgio Napolitano, una misura così drastica non l’aveva mai presa
in due anni di governo. Lo ha fatto ieri pomeriggio, dopo una lunga riunione.
E dopo aver attentamente valutato le informazioni che gli arrivavano in
diretta da Salerno. A portargliele è stato il capo della polizia,
Fernando Masone, che aveva spedito laggiù il suo vice, Rino Monaco,
e il responsabile dello Sco, Alessandro Pansa.
Il verdetto, per il questore Ermanno Zanforlino, è stato inappellabile,
il suo comportamento considerato “insufficiente nel valutare e predisporre
le necessarie misure di sicurezza”. E non basta. Questa volta, Napolitano
ha deciso di mettere da parte la sua abituale e proverbiale
prudenza. Ha ribadito, come aveva fatto a caldo con il Guardasigilli
Giovanni Maria Flick, che quella duplice fuga è “gravissima e inaudita”.
Ha preannunciato altri e “rigorosi” accertamenti indicandone anche i probabili
destinatari: forze di polizia e magistrati. Nel mirino ci sono i carabinieri,
la polizia penitenziaria, pubblici ministeri e giudici d’udienza.
D’altra parte, la legge parla chiaro: un decreto del 1993 stabilisce
che responsabile delle strutture giudiziarie è il procuratore generale
presso la corte di appello. È lui che
deve occuparsi delle garanzie di sicurezza all’interno dell’aula, mentre
per la sicurezza esterna i suoi interlocutori sono il prefetto e il questore.
Il primo, il prefetto di Salerno Natale D’Agostino, è malato. Il
secondo, il questore Zanforlino, è stato rimosso ieri. Ma è
il codice di procedura penale a fissare chi risponde della sicurezza all’interno
di un’aula giudiziaria. A dibattimento aperto è il presidente del
tribunale. A dibattimento chiuso il pm. Il controllo dei
detenuti e delle gabbie spetta comunque alla polizia penitenziaria.
Quello dell’aula ai carabinieri. Quello della zona esterna alla struttura
carceraria alla polizia. È in questa griglia intricata di regole
e di doveri che vanno cercate e individuate le responsabilità. Il
ministro Napolitano, che per le fughe di Licio Gelli e di Pasquale Cuntrera
aveva fatto quadrato difendendo i suoi uomini, questa volta si è
reso conto che la situazione era indifendibile.
Dal Viminale al ministero della Giustizia. L’atmosfera ieri non era
granché differente. Anche qui l’intenzione del Guardasigilli era
quella di dare, in tempi stretti, un segnale forte. Per questo, Flick ha
ordinato due inchieste, esigendo anche risultati a brevissimo termine.
La prima, sulla polizia penitenziaria, era partita sin da lunedì
sera: il ministro voleva sapere che cosa avessero combinato gli agenti
di custodia che erano responsabili dei camorristi detenuti. I quesiti erano
molto semplici: perché i boss Autorino e Cesarano sono stati portati
proprio in quel box, dove c’era la botola per fuggire, e che era uno dei
sei disponibili sul lato esterno dell’aula; perché la piccola cella
non è stata ispezionata prima di farci entrare i due ergastolani;
perché i detenuti, tutti al 41bis, sono stati messi insieme, in
una situazione di sovraffollamento. E ancora: si è trattato solo
di una disattenzione, oppure gli agenti hanno agito subendo una minaccia,
o peggio ancora hanno obbedito all’ ordine di complici?
Ma il ministro ha disposto anche una seconda ispezione, quella dei
suoi 007 che, guidati dal vice responsabile dell’ufficio, Carlo Destro,
erano già al lavoro ieri sera. Oggi, prima delle 15, quando il vicepresidente
del Consiglio, Walter Veltroni, risponderà alla Camera per il question
time alle prime interrogazioni sul caso Autorino-Cesarano, gli ispettori
probabilmente avranno già chiarito il complicato quadro delle responsabilità
di giudici e pm. Ad avere d elle colpe potrebbero essere in molti: sia
il pubblico ministero dell’udienza, sia il presidente del tribunale avrebbero
potuto contestare alcune anomalie. Prima tra tutte la presenza in aula
dei due superboss Cesarano e Autorino, che avrebbero potuto seguire il
dibattimento in diretta da
Poggioreale grazie al sistema delle videoconferenze. Una volta ammessa
la loro presenza in dibattimento, i magistrati si sarebbero potuti chiedere
perché mai i due boss non erano neppure stati posti in isolamento.
La questione è complessa, ma mai come questa volta Napolitano
e Flick hanno dato l’impressione di avere le idee chiare e soprattutto
di voler individuare le responsabilità della fuga il più
in fretta possibile. Di certo, i due ministri vogliono evitare di dover
affrontare, in Parlamento, una nuova discussione sulla fiducia. Le opposizioni,
del resto, hanno già riproposto il problema della loro affidabilità.
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