Visco incassa il plauso degli operatori che ora chiedono fatti

da Il Sole 24 ore del 24.6.98

ROMA — Il giorno dopo l’apertura sulle tasse per la casa, Vincenzo Visco raccoglie il consenso degli operatori del settore. Che, però, sfidano il ministero delle Finanze a riempire di contenuti le dichiarazioni di intenti. E mettono sotto tiro la gestione comunale dell’Ici. Ma l’”universo-casa” è in movimento anche dal punto di vista parlamentare: la commissione Ambiente della Camera ha dato, infatti, il via libera al progetto di riforma delle locazioni. Un testo che cerca di dare una prima risposta alle esigenze del settore.
La reazione alla dichiarazione di intenti di Visco corre sul filo di un sonoro «era ora». Seguito dall’apprezzamento per la scelta delle Finanze di rimettere mano al prelievo in un settore che ha prodotto nel ’96 un gettito superiore ai 50mila miliardi. E arriva la sollecitazione, più o meno convinta, a riempire di sostanza le esternazioni programmatiche.  «Non possiamo che esprimere consenso per la volontà di riordino —spiega Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia —. Occorre allineare l’imposta di registro ai livelli, più bassi, degli altri Paesi europei.  E cercare di porre rimedio al disastro dell’Ici, che si aggiunge a un prelievo a titolo d’imposta sui redditi, per la prima casa, quasi esclusivamente italiano». A finire sul banco degli accusati è, dunque, proprio l’Ici. Un’imposta che, per Sforza Fogliani, è «scandalosa, organizzata male, con agevolazioni concesse con scelte al limite del capriccio». Un prelievo, insomma, gestito male dai Comuni che, in modo strisciante, aumentano il carico ritoccando le aliquote. 
Constatazioni cui si affiancano i timori di una futura gestione municipale insoddisfacente del Catasto. «I Comuni — spiega, dal canto suo, Fabio Pucci, segretario generale dell’Uppi — non ci ispirano fiducia. Siamo molto perplessi per la loro gestione dell’imposta. Per l’Ici sono, dunque, necessari ritocchi in corsa. In linea più generale, finalmente, Visco ha ascoltato il grido di dolore per la tassazione sulla casa». Una presa d’atto che non cancella la sfiducia: «Forse sarebbe meglio — spiega Pucci — puntare sulla maggiore efficienza dell’amministrazione nella lotta agli evasori piuttosto che su interventi che difficilmente porteranno alleggerimenti di prelievo». 
E Francesco Serao, presidente dell’Ordine nazionale dei dottori commercialisti, nel plaudire alla «conversione» di Visco, critica «il primo esempio di federalismo fiscale». Ritenendo necessario «un riordino dell’insieme delle imposte che penalizzano cittadini e settore immobiliare». Con un disboscamento della giungla di prelievi sulla prima casa. 
A riportare l’attenzione sull’imposta di registro, indicata come punto di partenza dallo stesso Visco, è il presidente dell’Ance, Vico Valassi. Il prelievo, spiega Valassi, non è compatibile «con le esigenze di mobilità proprie delle moderne società industriali e di una più razionale utilizzazione delle risorse abitative». Ma il ridimensionamento delle imposte sui trasferimenti non basta: occorrono interventi su tutto il sistema. E in attesa che si passi dalle parole ai fatti si potrebbe «adottare, a complemento del recente provvedimento sul recupero edilizio, una misura che preveda, per un periodo limitato di due o tre anni, un’Iva ridotta e una forte detassazione del reddito per le case di nuova costruzione destinate all’affitto». A chiedere un minor prelievo sulla locazione è lo stesso Sforza Fogliani che giudica questa scelta «un passaggio necessario se si vuole favorire la mobilità», visto che oggi il Fisco assorbe fra il 50 e il 60% del canone.
Proprio sul mercato delle locazioni cerca di incidere il progetto di legge sulla riforma degli affitti che la commissione Ambiente di Montecitorio ha varato ieri in sede redigente. Il testo, da domani all’esame dell’aula, è stato approvato con la previsione che, in caso di sfratto per morosità, i proprietari degli appartamenti possano usufruire di un credito d’imposta a “compensazione” dell’importo versato sui canoni non riscossi nel periodo intercorso fra l’avvio del procedimento e la pronuncia della sentenza. Il proprietario usufruirà del credito dal momento della decisione. Il nuovo sistema delle locazioni resta su due “corsie”: sarà possibile concludere accordi “liberi”, con una durata del rapporto di quattro anni prorogabili per altri quattro, oppure stipulare intese sulla base di schemi-tipo per tre anni prorogabili per altri due. Il contratto-tipo consentirà al proprietario di avere sgravi fiscali sui redditi da locazione. L’obiettivo è ora quello di un invio rapido al Senato per un’approvazione definitiva prima del 31 ottobre.  Termine di scadenza della proroga degli sfratti.
Jean Marie Del Bo