Allarme
di magistrati e avvocati: «Processo vicino alla paralisi»
da Il Sole 24 ore del 24.7.98
ROMA — La politica salvi il processo penale dalla definitiva paralisi.
Per una volta uniti, magistrati e avvocati chiedono a Governo e forze politiche
di intervenire subito, prima che sia troppo tardi. E denunciano la «latitanza
del legislatore» che da anni costringe magistratura e avvocatura
alla supplenza, a costo di «gravi sacrifici personali».
Occasione dell’appello è il giudice unico, che, secondo le toghe,
è a rischio di fallimento (oltre che poco convincente nel merito).
Ieri un comunicato congiunto dell’Unione delle Camere penali e dell’Associazione
nazionale magistrati (e su posizioni simili si è collocato anche
l’Oua) che segue una riunione tenuta la scorsa settimana dalle giunte esecutive
dei due organismi, ha espresso «forte preoccupazione» per lo
stato della giustizia penale e per quello delle riforme che debbono essere
approvate per far entrare in vigore le norme sul giudice unico. Il Parlamento,
sottolineano penalisti e giudici, ha voluto fissare al prossimo 2 giugno
l’efficacia dell’epocale riforma che vedrà la soppressione delle
Preture e la loro unificazione ai Tribunali. Ma nel frattempo alcune importanti
modifiche di legge devono essere approvate, a cominciare dalla depenalizzazione
dei reati minori per finire alle garanzie difensive davanti al futuro magistrato
unificato. Nessuno dei tasselli, tuttavia, è ancora entrato al suo
posto nel complessivo mosaico delle riforme. Anzi, sottolineano i protagonisti
del processo, in alcuni casi si avverte la mancanza di un disegno globale
di revisione.
Eppure ministero della Giustizia e commissioni Giustizia di Camera
e Senato «hanno più volte ribadito la necessità, sottolineata
da tutti gli operatori del settore, che la concreta efficacia della nuova
normativa, sulla quale peraltro permangono perplessità, sia preceduta,
oltre che dall’approntamento di tutte le strutture necessarie, materiali
ed umane, dall’approvazione di una serie di riforme all’esame del Parlamento,
in assenza delle quali il nuovo sistema sarebbe votato a sicuro fallimento».
Peggio ancora, inoltre, sarebbe entrare nella spirale dei rinvii, già
sperimentati in occasione di altre grandi riforme. I continui slittamenti
—si legge nel comunicato — «avrebbero ricadute negative sull’organizzazione
degli uffici e provocherebbero una crescente demotivazione negli addetti».
Nonostante gli impegni presi e le ripetute sollecitazioni a fare in fretta,
provenienti da più parti, le associazioni di giudici e avvocati
constatano che poco o nulla è stato fatto: «La consapevolezza
di tale necessità non ha portato finora ai risultati sperati, nonostante
la ristrettezza dei tempi a disposizione». Le toghe richiamano l’attenzione
su alcuni provvedimenti già all’ordine del giorno del Parlamento
ma ancora impantanati. Il primo è la depenalizzazione dei reati
minori che deve essere «radicale ed effettiva» allo scopo di
diminuire il carico di lavoro degli uffici giudiziari. Il secondo è
quello contenente le norme per adeguare il rito penale al giudice unico.
Adeguamento che deve essere connotato «da un potenziamento delle
garanzie dei cittadini», creando un rito che veda l’effettiva partecipazione
delle parti. Il progetto è ora all’esame del Parlamento (commissione
Giustizia della Camera, in sede referente, il cosiddetto Ddl “Carotti”,
dal nome del relatore, esponente del Ppi) e affronta una serie di problemi
strutturali del processo su cui è necessario un ripensamento ma
che richiedono «una riflessione di carattere generale e imporrebbero
una ristrutturazione dell’organizzazione degli uffici giudiziari non consentita
dai tempi imposti dalla situazione».
Insomma, giudici e avvocati dicono ai politici che il progetto è
troppo ambizioso per i tempi ridotti a disposizione. Per il momento suggeriscono
che si adeguino le garanzie della difesa, si rimuovano alcune cause di
inefficienza e si inserisca il tutto in un disegno generale. Perchè
l’altro male che affligge il nostro sistema giustizia è il procedere
per continui aggiustamenti slegati da una visione globale. Alla fine ne
fa le spese la «effettiva certezza nel funzionamento del processo»
che manca sia negli operatori che nei “clienti” del servizio giustizia.
Terminata la requisitoria le toghe «auspicano» che Governo
e politici intervengano con la «dovuta e improcrastinabile celerità».
Un invito rivolto a un Parlamento quasi in ferie e che sta affrontando,
da settimane, quasi solo il tema della commissione d’inchiesta su tangentopoli
mentre le riforme ordinarie restano in lista d’attesa. La depenalizzazione,
ferma in Aula al Senato da qualche mese, è slittata alla riapertura
delle Camere, nella seconda settimana di settembre.
Roberta Miraglia
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