Tangentopoli, commissione «rimandata» 

da Il Corriere della sera del 24.7.98

Maurizio Caprara 
ROMA - Essere rimandati a settembre è sempre stato preferibile a una bocciatura, e obbedendo a questa vecchia consuetudine scolastica sia Massimo D’Alema sia Silvio Berlusconi hanno fatto quanto era nelle loro possibilità affinché la commissione parlamentare d’inchiesta su Tangentopoli non fosse condannata ad aborto certo. Alla fine di una giornata
contrassegnata da un clima quanto mai variabile, la scelta della Camera se far nascere o no questo nuovo organismo bicamerale è stata rinviata al 23 e 24 settembre. La conferenza dei capigruppo è arrivata a definire le date dopo una mattina cominciata in commissione Affari costituzionali tra gli insulti, alcune ore nelle quali Forza Italia ha minacciato di paralizzare l’assemblea dei deputati se l’argomento fosse stato tolto dal calendario dei lavori, infine segnali via via più distensivi tra Botteghe Oscure e Polo. Raggiunto un punto fermo sul calendario, commenti insoddisfatti per smentire ogni eventuale impressione di accordo già raggiunto sulla legge istitutiva. 
«Siamo costretti a subire un’ulteriore prepotenza della maggioranza. La conclusione di questa farsa dimostra una volta per tutte, se ancora ce ne fosse bisogno, che la sinistra non vuole la verità perché la teme», ha dichiarato Berlusconi. Ma Giuseppe Pisanu, capogruppo di Forza Italia, ha sostenuto negli stessi istanti che un’«innegabile forzatura» è stata «temperata dal fatto che il presidente della Camera Luciano Violante ha parlato di possibilità, anche se non certezza, di arrivare a un risultato positivo». Il tempo del dibattito, ha aggiunto Pisanu, non verrà calcolato nel monte-ore riservato all’opposizione. Una delle sue richieste. E Violante ha sottolineato che nella conferenza «sono stati tutti d’accordo tranne la Lega». 
Poche cose possono scivolare via nel disinteresse del grande pubblico come il rinvio dell’istituzione di una commissione dello Stato. L’oggetto sostanziale di questo braccio di ferro con numerosi contendenti, tuttavia, è di rilievo. Avanzata tra i primi da Craxi, la proposta della commissione su Tangentopoli è stata rilanciata da Berlusconi dopo le condanne. Per
riprendere il dialogo con il Cavaliere e rimediare al fallimento della Bicamerale sulle riforme istituzionali, D’Alema ha cercato di non farla respingere, incontrando forti resistenze tra settori dell’Ulivo che vogliono indebolirlo e quelli che denunciano i rischi di un processo ai magistrati. Tra i contrari, Prodi.  «Buffoni, fascisti, vergogna», è stato il grido rivolto ai deputati della maggioranza da Peppino Calderisi, Forza Italia nella commissione Affari costituzionali. «Al posto del cervello hai un regolamento: ibernato come in frigorifero», gli ha risposto Diego Novelli. Legna per il fuoco, duecento emendamenti alla legge, in gran parte di dipietristi. Anche fuori, Pisanu e Franco Frattini hanno insistito per mantenere la votazione d’aula martedì prossimo, «almeno per votare i primi due o tre emendamenti». Altrimenti? Frattini: «Faremo mancare il numero legale su tutto». 
Intorno all’una, i capigruppo della maggioranza hanno formalizzato la proposta di un rinvio. Pisanu ha dichiarato di accettarlo a tre condizioni, fra le quali l’impegno a far nascere la commissione. «Garantiamo che voteremo, non che approveremo», ha specificato Fabio Mussi. «La data è l’ultimo dei problemi», ha detto Gianfranco Fini allargando la strada di uno slittamento perché «significa la sconfessione della linea Prodi». E la temperatura è scesa di qualche grado.
Non guasta per l’Ulivo: martedì si rieleggono le presidenze delle commissioni, l’orientamento è a confermare i presidenti uscenti e la ristrettezza della maggioranza, sommata all’estate, può fare scherzi. Rotazioni ci saranno nel Polo: alla Esteri Urbani di Forza Italia lascia la sua vicepresidenza a Tarantino, An.