Borrelli: a volte l'appello è superfluo 

da La Stampa del 24.5.98

Scalfaro: mai proposto di abolire la Cassazione. Berlusconi: una commissione sulle fughe.Mancino e Napolitano su Gelli: credibile l'accusa di Caselli 

ROMA. "Sui problemi che affliggono la giustizia sarebbe utile che il Parlamento istituisse delle commissioni d'inchiesta: le abbiamo chieste sulla giustizia e su Tangentopoli, ma la maggioranza non ce le ha mai concesse".
Ecco la ricetta di Silvio Berlusconi per uscire dall'impasse in cui la giustizia si dibatte: una bella inchiesta parlamentare che tutto indaghi e tutto sveli, senza reticenze. Una pulizia generale che consenta poi di rimettere tutto a posto, di nuovo.
La proposta non è nuova, ma torna di attualità dopo le diatribe sulla custodia cautelare successiva al secondo grado di giudizio, che sono state espresse nei giorni scorsi, prendendo spunto da una esternazione del Capo dello Stato.
Se Berlusconi suggerisce un "metodo" per affrontare il nodo-giustizia, il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli - intervenendo alla rassegna stampa di Radiotre, "Primapagina" - è entrato nel "merito" dei due gradi di giudizio e del ruolo della Cassazione: "Quando alla pronuncia della sentenza partecipa il popolo, rappresentato dai giurati in Francia o dai ''giudici popolari'' come si dice in Italia, un secondo grado di giudizio è qualcosa di superfluo perché una volta che il popolo si è pronunciato e si è pronunciato direttamente non esiste un ''popolo d'appello''".
Ma una simile impostazione renderebbe superflua la Cassazione e invece il Presidente della Repubblica, da Londra, la difende, facendo una esegesi delle sue dichiarazioni alla festa della Polizia, da cui è iniziata tutta la disputa: "Non sono assolutamente d'accordo sull'eliminazione della Cassazione, poiché questo è un ricorso di legittimità e di garanzia assoluta".
Anche per il presidente del Senato Nicola Mancino, in linea con la precisazione del Capo dello Stato, la cassazione resta "un principio di civiltà giuridica": "Adesso cominciamo con un'altra crociata: Cassazione sì, Cassazione no - afferma Mancino nella nota -. Premesso che un giudice di legittimità, che controlli la regolare ed uniforme applicazione della norma sostanziale e processuale, non è eliminabile perché risponde a un principio di civiltà giuridica, evitando, per quanto possibile, arbitrarie applicazioni della legge da parte delle tante corti di merito, la questione si limita solo a valutare se dopo due gradi di giudizio, che concordino sulla responsabilità penale dell'imputato, si possa dare esecuzione provvisoria alla sentenza. Personalmente - conclude il presidente del Senato - rispondo di sì, in sintonia con quanto più volte autorevoli giuristi hanno proposto, e per ultimo con grande efficacia la suprema magistratura dello Stato, l'on. Scalfaro".
Ma un richiamo ad attenersi ai fatti che hanno suscitato tutte queste polemiche giunge dal presidente della Camera, Luciano Violante: "Per prima cosa bisogna prendere quelli che sono fuggiti, poi vedremo se ci sono da fare delle riforme". 
Secondo Violante, prima di discutere dell'abolizione del terzo grado di giudizio, ci sono altre urgenze: "Il problema principale è prendere Gelli e Cuntrera ed evitare che altri scappino. Bisogna stabilire delle priorità nelle cose, altrimenti si parla di tutto senza andare al nocciolo della questione. E il nocciolo è prenderli - ha risposto Violante ai giornalisti che a Bologna, prima del suo intervento all'Assemblea nazionale dei circoli Arci, gli hanno chiesto un giudizio sull'ipotesi di abolire la Cassazione -. In secondo luogo bisogna evitare che succedano cose di questo genere. Quindi - ha detto - c'è un problema di raccordo migliore fra polizia, sistema penitenziario e autorità giudiziaria. Si creino questi raccordi, non c'è bisogno di leggi per questo. Per il resto, martedì abbiamo la conferenza dei capigruppo e discuteremo anche di questo".
Al problema ha fatto cenno anche Giorgio Napolitano, parlando a Foggia in un convegno su Giuseppe Di Vittorio. Il ministro dell'Interno ha giudicato "un problema serio, di non facile soluzione il rischio che chi ha avuto anche in secondo grado una sentenza di condanna a più anni di carcere e abbia fatto ricorso in Cassazione, in attesa della sentenza definitiva si possa sottrarre all'espiazione della pena in caso di conferma della condanna da parte della Cassazione". [r. r.]