Vigna
"Il processo è in crisi"
da La Stampa del 24.5.98
ROMA. "Gelli mi aveva denunciato per diffamazione, ciò mi permise
di attirare l'attenzione su strani movimenti di capitali e sull'offensiva
che la mafia stava mettendo in atto". Il presidente del Senato Mancino,
ricorda quando "da ministro dell'Interno misi in guardia il governo su
movimenti eversivi della mafia. Non so se Gelli era capo di un organizzazione
che voleva dividere l'Italia e non so se è vero che i capitali di
Cosa nostra erano stati stanziati per spaccare il nostro Paese, ma è
certo che azioni messe a segno dal '90 al '93, a Milano, Firenze e Roma,
volevano mettere in ginocchio lo Stato".
Anche il ministro dell'Interno Napolitano giudica "verosimile" l'ipotesi
secondo cui Gelli abbia tentato un golpe separatista: "Ci mancherebbe altro
che io considerassi non verosimile in partenza un'indagine avviata da un'importante
procura della Repubblica. Cercherò di assumere maggiori elementi,
al momento non posso dire nient'altro".
Intanto sulla fuga di Gelli il premier Prodi ribadisce: "Gli italiani
hanno il diritto di sapere cosa è successo, di sapere che coloro
che li sorvegliano lo facciano davvero e che, invece, coloro che si addormentano
siano giustamente puniti". E per il presidente della Camera Violante c'è
un problema di "incoerenza. Mentre si fatica moltissimo per arrestare persone
come Gelli e Cuntrera, ci sono questi vuoti per cui la Cassazione manda
un fax da una parte e sta lì sei giorni". Infine, per il procuratore
nazionale antimafia Piero Luigi Vigna, "le fughe dimostrano, se ce ne fosse
ancora bisogno, la crisi del processo penale in Italia". [r. i.]
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