La sua causa? Ripassi nel 2005
da Il Mattino del 24.11.99
DALL’INVIATO A LATINA
ANTONIO PRESTIFILIPPO
Benvenuti nella provincia italiana della giustizia impossibile. Benvenuti
nella piccola, opulenta, città di Latina, dove i faldoni processuali
civili non si smaltiscono come le sbornie ma in un tempo imprevedibile
che possiede altri ritmi e che segue altre leggi, fino, spesso, ad imboccare
una sorta di «buco nero» dal quale è sempre più
difficile ritornare a veder la luce. Così, se da queste parti qualcuno
avesse in mente di rivolgersi alla magistratura per ottenere il riconoscimento
di un diritto negato, ci pensano gli stessi avvocati a scoraggiarlo, allargando
le braccia, desolati: «Passeranno anni, amico mio; se davvero ne
vale la pena, invecchierai nell’attesa». È soprattutto per
questa sorta di imbarazzo etico in cui ciascuno si trova suo malgrado a
non poter garantire il più elementare dei diritti ai potenziali
clienti, che i 1500 avvocati del Foro di Latina, prendendo esempio dai
giudici di Santa Maria Capua Vetere, hanno aperto il portafoglio e pagato
40 milioni per comprare su due quotidiani romani altrettante pagine intere
di «pubblicità» e riempirle brutalmente di dati e denunce,
corredandole con un titolo che è un pugno allo stomaco: «A
Latina la giustizia non esiste». Ieri sono stati ricevuti dal vice
presidente del Csm Giovanni Verde, il quale travolto dall’evidenza schiacciante
dei numeri ha dovuto ammettere che se è vero che in tutti i tribunali
italiani la «scopertura» media dei giudici è dell’11-12%,
in provincia di Latina - dove esiste il solo tribunale del capoluogo cui
è delegata l’amministrazione della giustizia di 33 comuni, 600mila
abitanti, 19mo posto nella graduatoria italiana per volume d’affari - si
arriva addirittura al 25%. Un record assoluto. Ma sostanzialmente un «disastro»
che il presidente del tribunale Bruno Raponi preferisce liquidare scandendo
solo quattro parole: «Ormai siamo al collasso». «Nel
senso - gli fa eco il presidente dell’Ordine degli avvocati Michele Pierro,
appena rientrato da Roma con un pugno di promesse del Csm - che un carico
complessivo di oltre 21mila processi civili farebbe paura a chiunque. Figuriamoci
in una situazione come quella del tribunale di Latina - che ha due distaccamenti
a Terracina e a Gaeta - dove sulla carta sono stampati i nomi di 36 magistrati,
ce ne vorrebbero 50 e invece ce ne sono appena 18. Come si fa? Quale credibilità
è possibile offrire ai nostri utenti se, per esempio, in campo fallimentare
c’è un solo giudice che ha un ruolo di 1224 cause? Ci asteniamo
dal lavoro dal 12 di luglio - puntualizza Pierro - ed è lo sciopero
più lungo che ricordi in 35 anni. Sabato svolgeremo l’assemblea
plenaria di tutti gli iscritti, alla quale presenteremo ben poca cosa:
la promessa di una applicazione «accelerata» di quattro giudici
che in pratica andranno a sostituire quelli che sono già stati trasferiti
un anno fa. Saremo dunque nelle stesse condizioni di luglio, di ieri, di
adesso. Con quale faccia potremo riprendere l’attività?».
«Io capisco le ragioni legislative - ribatte il presidente del
tribunale Raponi - ma qui occorrerebbe una risposta istituzionale, del
ministero e del Csm, più netta. Qui si tratta di poter garantire
il diritto più elementare e costituzionalmente garantito. Francamente,
in queste condizioni, è impossibile».
Annotate: a Latina sono pendenti 9136 processi civili, col vecchio
rito. Per questa ragione erano stati assegnati 14 giudici onorari aggregati:
ne sono arrivati solo quattro. Per effetto dei trasferimenti dei giudici
giacciono negli armadi del tribunale 3617 cause; in via di «congelamento»
per giudici in maternità ve ne sono altri 1163. Pendono 5204 procedimenti
di esecuzione immobiliare. Sono in attesa di discussione 11527 procedimenti
in materia previdenziale; 850 cause di separazione; 410 di divorzio. Ogni
giudice del tribunale ha un carico individuale di 1500 processi.
E i processi penali? «Quelli, per il momento, lasciamoli stare»,
consiglia l’avvocato Pierro.
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