Giusto processo, prende corpo l’ipotesi di un decreto legge 

da Il Sole 24 ore del 24.11.99

ROMA — Approda finalmente alla Camera, dopo 12 giorni dal via libera del Senato, il disegno di legge con le norme di attuazione e transitorie dell’articolo 111 della Costituzione sul "giusto processo". Un ritardo che rende più difficile l’approvazione del provvedimento in contemporanea all’entrata in vigore della riforma costituzionale del "giusto processo" prevista per la fine dell’anno. E che dunque dà più consistenza all’ipotesi ventilata dal ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, di un decreto legge al quale affidare le norme di attuazione e transitorie dell’articolo 111, recependole dal Ddl del Senato ma anche integrandole. Una soluzione troppo rischiosa secondo l’Associazione nazionale magistrati, che lunedì ha manifestato le proprie preoccupazioni al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, per la mancanza delle norme di attuazione del "giusto processo" ma anche per l’eventuale ricorso a un decreto legge del Governo.

A questo punto, la maggioranza, Ds in testa, vede con favore il ricorso al decreto; il Polo invece è contrario, sia pure con qualche distinguo all’interno di Forza Italia: i senatori, in particolare Marcello Pera, si schierano contro un eventuale intervento del Governo e insistono affinché la Camera ratifichi il testo, anche se perfettibile, di palazzo Madama; i deputati, con Gaetano Pecorella, bocciano quel testo e considerano come male minore un decreto del Governo con le sole norme transitorie. «La linea di Forza Italia — spiega il senatore azzurro Roberto Centaro — è quella di approvare il testo del Senato non a scatola chiusa ma con una serie di modifiche per le quali, nonostante i ritardi, c’è ancora tempo. Il decreto legge dev’essere l’extrema ratio, anche perché i rischi ad esso connessi sono molto elevati».

Parlano di rischi anche i magistrati, che hanno fatto avere alla Camera e al Senato le loro osservazioni sul testo del Senato. Un testo «accettabile», spiega il neopresidente Mario Cicala, anche se «migliorabile». «Al presidente Ciampi abbiamo rappresentato i nostri timori per la mancanza di una disciplina di attuazione del nuovo articolo 111 della Costituzione — dice sempre Cicala — nonché per l’eventuale ricorso a un decreto legge, estremamente rischioso in materia processuale. Il nostro auspicio è di avere le norme di attuazione pronte per quando entrerà in vigore la riforma costituzionale». Cicala spiega che, in mancanza di disposizioni di attuazione e transitorie, potrebbero sorgere «gravissimi problemi di interpretazione dell’articolo 2 della legge costituzionale» per l’applicazione dei nuovi principi ai processi in corso: c’è chi sosterrà, infatti, che sono immediatamente applicabili a tutti i processi in quanto norme precettive e chi, invece, li considererà alla stregua di norme programmatiche, operative soltanto con un’apposita legge. Perciò per l’Anm è indispensabile una legge ordinaria che il Parlamento deve approvare al più presto, mentre un intervento del Governo aumenterebbe il caos negli uffici giudiziari per l’incertezza dell’iter parlamentare di un decreto-legge.

Al ministero della Giustizia giurano che il decreto sarà soltanto un ripiego. Alla Camera aspettano di ricevere il Ddl del Senato e poi, assicurano, lo metteranno subito all’ordine del giorno della commissione Giustizia per un esame rapidissimo, sia pure compatibilmente con la sessione di bilancio in corso. Se la volontà politica c’è, il provvedimento varato dal Senato potrebbe essere approvato anche in legislativa nel giro di quindici giorni. E in caso di modifiche, il Senato farebbe ancora in tempo a ratificarlo entro Natale. Per garantirne la contestuale operatività con la riforma costituzionale, basterebbe eliminare, per la legge ordinaria, la vacatio legis di 15 giorni e prevederne l’entrata in vigore dal giorno successivo alla pubblicazione in «Gazzetta». In tal caso il decreto diventerebbe inutile. Ma il Governo non può aspettare l’ultimo momento per decidere che fare. Perciò Diliberto seguirà con particolare interesse l’accoglienza che la Camera riserverà al Ddl del Senato fin dal suo arrivo a Montecitorio. 

D.St.