Davigo
fiducioso: «Non credo che le cose potranno andare peggio»
da Il Mattino del 25.2.99
Daniela Ricci
«Io non so se esista, tra le attività umane, una più
nobile di quella del cercare di rendere giustizia». Questo è
il credo di Piercamillo Davigo sottolineato nel libro La giubba del re,
edizione Laterza, a cura di Davide Pinardi che è stato presentato
l’altra sera nella «saletta rossa» della libreria Guida a Port’Alba.
Organizzato in collaborazione con il Gruppo napoletano di Magistratura
Indipendente il dibattito, coordinato da Ermanno Corsi e al quale è
intervenuto oltre all’autore anche Nunzio Fragliasso della Procura della
Repubblica di Napoli, ha costituito un’occasione per analizzare le forme
della corruzione in Italia e nel mondo, nel pubblico e nel privato, le
sue cause e le possibili terapie.
Un libro articolato e appassionante, una lettura per chi ha l’orgoglio
di appartenenza al proprio Paese. «Nella vita, spiegavano i vecchi
nel mio paesino in Piemonte - dice Davigo, uno degli esponenti meglio conosciuti
dell’ufficio giudiziario della Procura della Repubblica di Milano - non
bisogna portare livree, ma se qualcuno ha necessità di portarle,
l’unica da indossare con orgoglio è ”la giubba del re”. Questa espressione
non era altro che il concetto sintetico del Servizio di Stato». Un
protagonista del pool di «Mani pulite» che con le sue inchieste
ha letteralmente «smontato» la cosiddetta Prima Repubblica
italiana, traccia dunque in forma di intervista un’analisi di straordinaria
efficacia denunciando le responsabilità della classe dirigente del
nostro Paese in questo libro testimonianza che spiega come ci si debba
mettere al servizio delle istituzioni.
Tre sono le direttrici fondamentali di intervento contro la corruzione
nel nostro Paese che il magistrato identifica: una ristrutturazione generale
della macchina giudiziaria e investigativa, un nuovo atteggiamento di globale
coscienza civile e infine il cambiamento pur contraddittorio della società
italiana.
Ma il degrado trionferà? «Sono un cattolico e continuo
e credere -ha detto Davigo - che le tenebre non possano prevalere sulla
luce. Per questo penso che alla lunga le cose non potranno peggiorare».
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