I
penalisti chiedono la “corsia preferenziale” per il ddl, confermata l'astensione
dalle udienze sino al 20 marzo
da La Gazzetta del Sud del 25.2.99 ROMA – Prosegue la protesta dei penalisti contro la sentenza della Corte
Costituzionale sul 513. La giunta dell'Unione delle Camere penali ha infatti
deciso, al termine di una lunga riunione, di continuare l'astensione dalle
udienze sino al 20 marzo prossimo, nei soli procedimenti però nei
quali è in gioco l'applicazione del 513. A meno che il Parlamento
nel frattempo non decida di assegnare la corsia preferenziale al disegno
di legge di Diliberto sul 513. «Dal dibattito di ieri mattina alla
conferenza di Roma dell'Unione delle Camere penali – ha detto il presidente
dell'organizzazione Giuseppe Frigo – non sono emerse assicurazioni che
il Parlamento concederà al disegno di legge del governo la corsia
preferenziale. Anzi sono emersi dati inquietanti al riguardo: abbiamo visto
che l'opposizione o almeno una parte non è orientata in questo senso.
Per questo abbiamo deciso di rinviare eventuali modifiche alla delibera
sulle astensioni alle decisioni del Parlamento sulla corsia preferenziale
al ddl. Se ciò dovesse avvenire, ci riuniremo d'urgenza. Allo stato
però quella del ddl resta solo una proposta; e dunque ci interessa
la risposta che darà il Parlamento». Frigo ha anche ribadito
l'apprezzamento dei penalisti per l'atteggiamento del governo e per l'approvazione
da parte del Senato del “Super 513”. Ha parlato a questo proposito di un
«grande risultato politico che consente di iniziare la costruzione
dell'ombrello costituzionale a protezione di quelle che saranno le nuove
norme sul contraddittorio nella formazione delle prove». Per il vice
presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Alberto Trapani, il
disegno di legge del ministro «può costituire una buona base
di discussione, non certo un principio definitivo, soprattuttto perché
non soddisfa due esigenze assolutamente indifferibili: dare effettività
al principio del giusto processo e dettare regole rigorose in materia di
prove». Giudizio «incondizionatamente» positivo dal segretario
di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti, per il quale la norma
«recepisce un principio che consente di tutelare tutti gli interessi
in gioco nel processo». D'accordo anche i pm di Caltanissetta e di
Catania, Tinebra e Ardita. Il primo, in particolare, rileva che la nuova
norma «enfatizza i principi che appartengono già al nostro
codice». «Nessuna osservazione – dice invece il suo aggiunto,
Paolo Giordano – anche se mi chiedo se sia proprio necessario introdurre
un tipo di norma come questa in una costituzione rigida». Giordano
rileva che «resta tuttavia aperto il problema di come costringere
chi accusa un terzo a reiterare l'accusa in contraddittorio» e conclude
auspicando l'«affermazione di un obbligo a parlare che preveda una
sanzione penale per chi a esso si sottrae». Con lui concorda Ardita
che sottolinea il «valore della locuzione» per libera scelta,
perché con legge ordinaria si possono recuperare quei verbali che
non trovano ingresso nel dibattimento perché sul teste vengono esercitate
pressioni».
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