“Cambierà
la legge sul segreto” Diliberto
da La Stampa del 25.1.99
ROMA. Riprenderà il dibattito sul testo di legge approvato la
scorsa settimana alla Camera che prevede l’arresto per il giornalista che
violi il segreto investigativo.
Mentre la Camera si avvia a licenziare il provvedimento e a inviarlo
al Senato, il governo e il mondo politico lavorano per porre fine alle
polemiche sorte. Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto ha lasciato
capire che esiste spazio per modificare un dettato che scontenta giornalisti,
magistrati e avvocati al tempo stesso. “Non condivido certo il fatto che
vada in carcere un giornalista - ha commentato - e quindi non vorrei che
finissero in carcere quelli che forniscono le notizie. Quel provvedimento
legislativo è ancora a metà strada, c’è tempo per
ragionarci e migliorare il testo”. Il ministro delle Comunicazioni Salvatore
Cardinale ha invece preferito assumere una posizione più sfumata,
ricordando come “oggi comunicare non significa dare una notizia, ma contribuire
a determinare un convincimento”, quindi “si impone una sorta di forte codice
deontologico perchè le notizie siano assicurate il più corrette
possibile”. Il presidente della Camera, Luciano Violante, che venerdì
ha incontrato i rappresentanti di Fnsi e Ordine dei giornalisti, ha proposto
“un momento di riflessione impegnativa per tutti i partecipanti sulle questioni
che attengono le relazioni tra i limiti del diritto all’informazione, i
limiti del diritto alla riservatezza e la giustizia penale”. L’invito del
presidente della Camera è stato immediatamente raccolto da Giuseppe
Giulietti, responsabile comunicazione dei Dsm che ha chiesto “un tavolo
di confronto presso il ministero con rappresentanti del ministero stesso,
degli editori e dei giornalisti per affrontare non solo eventuali emendamenti
al Senato ma per confrontarsi in modo più organico anche su altri
contenuti della normativa”, come, ad esempio, sul “problema dell’uso della
querela” oppure “sui tempi entro i quali è possibile intervenire
con una querela per diffamazione”. [r. r.]
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