I
magistrati contro la chiusura: «Il carcere di Arienzo non si tocca»
da Il Mattino del 25.1.99
ROSARIA CAPACCHIONE
Abbiamo voluto un’aula per i processi alla camorra funzionante e sicura?
Ebbene, la conseguenza è che dobbiamo rinunciare al carcere di Arienzo,
almeno fino a quando i corsi di formazione non sforneranno nuovi poliziotti
penitenziari. Un paradosso che si aggiunge all’altro, e cioè il
ventilato ridimensionamento dell’ufficio Gip di Santa Maria Capua Vetere
finalizzato alla riduzione dei
fascicoli da trattare in dibattimento. Ovvero, la conseguenza pratica,
nell’uno e nell’altro caso, della coperta troppo corta e degli insufficienti
organici del settore Giustizia. Ma la chiusura del carcere femminile non
è cosa per soli addetti ai lavori, visto che gli effetti di tale
provvedimento finiscono per ricadere sulle detenute, sulle loro famiglie,
sul personale penitenziario a anche sull’andamento, già critico,
del Tribunale sammaritano. La beffa consiste nel fatto che è stata
causata proprio dalla necessità di effettuare rapidamente i lavori
di ristrutturazione (per i quali sono stati stanziati già 700 milioni)
dell’aula bunker di via Cappuccini; lavori durante i quali è necessaria
la vigilanza fissa che il prefetto Sottile, con gli uomini che ha attualmente
a disposizione, non può più garantire. Quindi, o il carcere
o i processi. Quindi, il trasferimento di 25 unità (delle 54) in
servizio al carcere di Arienzo alla casa circondariale di Santa Maria Capua
Vetere, all’Opg di Aversa, a Salerno.
Ma alla protesta della polizia penitenziaria e delle detenute (ad Arienzo
ce ne sono ancora 19, di cui 13 «giudicabili» e 6 «definitive»),
che oggi potrebbero iniziare lo sciopero della fame, si aggiunge quella
dei magistrati, per nulla d’accordo con la decisione del ministero di Grazia
e Giustizia. «Il provvedimento - dice Carlo Fucci, pm alla Procura
di Santa Maria Capua Vetere e presidente della sottosezione sammaritana
dell’Anm - non è condivisibile, innanzitutto per gli effetti negativi
che avrà sul lavoro dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere.
Difatti, costringerà i pubblici ministeri e i gip che hanno necessità
di interrogare gli indagati o di convalidare fermi e arresti o a spostarsi
presso le diverse case circondariali della regione dove saranno rinchiuse
le detenute, o a disporre la traduzione delle stesse presso il Tribunale
di S. Maria Capua Vetere, con ulteriore aggravio di costi e di impiego
di personale personale. Di conseguenza, appare evidente che il personale
tolto da Arienzo ed utilizzato altrove dovrà comunque essere sostituito
da personale penitenziario proveniente da altri istituti della Regione,
altrimenti non sarebbero possibili le traduzioni.
L’alternativa sarebbe il ricorso sistematico alla rogatoria, che però
finirebbe per aggravare il carico di lavoro di altri uffici giudiziari,
ovviamente campani, che già adesso è insopportabile. Altre
strade non ve ne sono. Vorrei ricordare, infatti, e tanto per citare un
esempio, che i gip, per ciò che riguarda arresti o fermi, è
costretto dalla legge ad agire in tempi rapidissimi: 48 ore dalla richiesta
del provvedimento, a pena di nullità dell’atto eseguito».
«Questa è la riprova - conclude Fucci - che in provincia
di Caserta non c’è il numero sufficiente di poliziotti o carabinieri
necessari a garantire il controllo del territorio. Per cui, o Roma potenzia
ulteriormente quegli organici, o rivede la decisione presa a proposito
di Arienzo, che peraltro è una struttura carceraria nuovissima e
aperta tra mille difficoltà da appena quattro anni».
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