I giudici tributari si ribellano alla «prova» sull’incompatibilità 

da Il Sole 24 ore del 25.5.99

(NOSTRO SERVIZIO)
ROMA — Parte il censimento delle attività dei giudici tributari, per stabilire quanti sono ancora fuori regola sulla questione delle incompatibilità, ma è subito scontro tra giudici. Quest’anno infatti saranno tutti i 7.500 giudici tributari a dover presentare la dichiarazione delle proprie attività, secondo uno schema preparato dal Consiglio di presidenza della giustizia (si veda «Il Sole-24 Ore» del 5 maggio scorso), per evitare che possano essere sospettati di svolgere la consulenza fiscale "proibita" ai magistrati del Fisco.
Le associazioni dei giudici tributari sono entrate però in rivolta contro il Consiglio di presidenza. In un comunicato dei giorni scorsi, i rappresentanti di Associazione, Unione e Cugit (rispettivamente Giuseppe Marinucci, Ennio Sepe e Salvatore Gallo), i tre maggiori organismi del settore, hanno infatti lamentato che questa richiesta espone i giudici tributari a «un regime di inquisizione e sospetto». Più in generale però si critica che i magistrati del fisco vengano sottoposti nel corso dell’attività professionale a rilevamenti e inchieste che «espongono il giudice tributario a pressioni e condizionamenti e lo additano all’opinione pubblica come non meritevole di fiducia».
Il comunicato delle tre associazioni contiene anche una specie di scatto in avanti: dopo aver chiesto in tutte le sedi di legare legislativamente l’incompatibilità agli ambiti territoriali di esercizio dell’attività di consulenza tributaria, i rappresentanti dei giudici fiscali, sostengono che già attualmente «in assenza di una specifica previsione normativa» i problemi legati alle incompatibilità sono risolvibili anche con criteri di territorialità. Il documento, tuttavia, chiede al legislatore (essendo oltretutto indirizzato prioritariamente ai presidenti delle Camere) di fornire una disciplina organica della materia, data l’importanza che essa riveste ai fini del corretto esercizio della funzione giudiziaria.
D’accordo sull’invito al legislatore a cambiare il regime delle incompatibilità, soprattutto nel senso di rendere rilevante il criterio della territorialità, si dice Antonio Martone, che oltre a essere componente del Cpgt è anche presidente dell’Associazione nazionale magistrati (che rappresentano una buona fetta dei componenti delle Commissioni tributarie). «Chi vuole giudicare gli altri — sostiene Martone — deve però essere sempre pronto a venir giudicato: anche i magistrati ordinari devono mandare informazioni sulle proprie entrate e sui propri beni al Csm. La trasparenza non nuoce mai alla dignità. E c’è anche da dire che fino a che non arriverà una nuova legge bisogna rispettare quella che c’è, che è quello che fa il Consiglio di presidenza».
Tutti d’accordo i giudici tributari sono, o almeno sembrano, sulla costituzione di un’associazione unitaria rappresentativa di tutti i componenti delle Commissioni. Un’assemblea costituente è stata convocata a Roma per il 26 giugno con un appello firmato da molti rappresentanti della magistratura fiscale, appartenenti alle varie associazioni e al Consiglio di presidenza.
Antonio Criscione