Afragola, lavori fermi da dieci anni. Giudici e avvocati operano in topaie 

da Il Mattino del 25.5.99

DALL’INVIATO AD AFRAGOLA 
FRANCO BUONONATO 
il simbolo della giustizia malata: una struttura di cemento e metallo che attende da dieci anni di essere completata. È costata cinque miliardi e sta cadendo a pezzi. I solai sono diventati un colabrodo per le infitrazioni d’acqua, mentre l’intelaiatura di ferro è già stata aggredita dalla ruggine. Danni per milioni, forse neppure riparabili. Ma la cosa più grave è che, nonostante meeting, convegni, interrogazioni parlamentari e delibere, non si intravede la possibilità di far riprendere i lavori, bloccati per un contenzioso tra la ditta costruttrice e l’ex Commissariato per la ricostruzione post-terremoto che ha finanziato l’opera. 
E intanto la pretura di Afragola, quella vecchia, è stipata in un pugno di sgabuzzini al Corso Napoli. Drammatiche le condizioni in cui sono costretti a lavorare i giudici di pace, sistemati a chilometri di distanza dalla pretura, in un ex asilo comunale, sommersi da migliaia di fascicoli. 
Tanti, finora, i proclami e gli impegni assunti per sbloccare la situazione. Ma non è stata ancora imboccata la strada giusta. Ha tentato anche l’ultima amministrazione, un mese fa mandata a casa per lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale per «infiltrazioni camorristiche». Ora la patata bollente è nelle mani dei commissari prefettizi che governano Afragola dopo l’azzeramento dell’assemblea cittadina. Caccia Perugini, Papa e Tizzano si sono messi subito al lavoro. 
«Abbiamo chiesto un incontro con Carlo Schilardi, responsabile del completamento delle opere della ricostruzione; intendiamo vedere come fare per trovare i fondi necessari al completamento della nuova pretura», dice il viceprefetto Arturo Caccia Perugini. Il summit è fissato per il primo giugno. «Speriamo di giungere a qualche risultato positivo - continua Arturo Caccia Perugini - non possimo tenere gli operatori della giustizia in queste condizioni». 
Il programma per la costruzione del palazzo di giustizia è partito alla fine degli anni Sessanta. La progettazione fu affidata all’architetto Nicola Pagliara. Ma tutto si arenò per mancanza di stanziamenti. L’idea è stata ripresa nell’86, con l’arrivo dei soldi per la ricostruzione. Iniziarono i lavori. Due anni dopo un nuovo stop, lasciando incompleto l’edificio che adesso si vede dall’Asse Mediano. Il complesso sorge su un'area di quasi diecimila metri quadrati, nel cuore del rione 219, a poca distanza dagli svincoli autostradali. L’opera, una superficie coperta di 2812 metri quadrati, confina con la stazione dei carabinieri e la caserma dei vigili del fuoco. L’appalto fu affidato al consorzio Consafrag, adesso in amministrazione controllata. I lavori sono stati sospesi per l'adeguamento della struttura alle nuove norme sulla sicurezza e per creare nuovi locali da destinare ai giudici di pace. 
Ai ritardi per la redazione della variante si sono aggiunti i contenziosi miliardari sorti tra Commissariato straordinario di Governo e Consafrag. E questo ha dato il colpo di grazia alla costruzione dell'opera che, dopo la scomparsa del Commissariato per la ricostruzione, sarebbe dovuta passare al Comune di Afragola. Un passaggio che non è mai avvenuto, impedito appunto dai contenziosi, spinosi e miliardari. Della struttura, comunque, il commissariato non ha mai fornito, fino a poco tempo fa, informazioni precise, nè sulle cifre della vertenza, nè sui progetti di variante, nè per i lavori affettuati. 
L’incontro del primo giugno potrebbe quindi servire a fare un po’ di luce su questo scandalo che è sotto gli occhi di tutti nel rione della ricostruzione.