Sfratti,
la proroga batte le sentenze della Corte
da La Stampa del 25.3.99 A dispetto del principio di provvisorietà che dovrebbe caratterizzarlo,
l'istituto della proroga degli sfratti è forse una delle maggiori
certezze legislative italiane, la proproga della proroga. La Corte europea
dei diritti dell'uomo, con una sentenza del 28 settembre del 1995, ha già
perentoriamente (e inutimente, visto che siamo in regime di rinvii ancora
4 anni dopo) condannato l'Italia per i suoi ritardi nel ripristinare i
diritti lesi dei padroni di casa. Difficile dunque dire una parola tranquillizzante
alla lettrice. E' un fatto, però, che dal prossimo primo luglio
la recente legge sugli affitti, datata 9 dicembre 1998, ha cambiato la
normativa in materia e, pertanto, si entrerà in un nuovo scenario
giuridico. Per capire che cosa succederà, partiamo dall'esame della
situazione attuale. La sistemazione delle liti tra proprietari "fuori"
e inquilini "dentro" è sempre stata materia per avvocati, pretori,
ufficiali giudiziari e prefetture: un capitolo importante dell'industria
impropria del sistema giudiziario italiano, che si è concretizzata
nell'attuale cifra di oltre un milione di sfratti convalidati, suddivisi
nelle tre classiche categorie: per finita locazione, per morosità
dell'inquilino, per necessità (di entrare in possesso dell'appartamento
per utilizzarlo direttamente, o per darlo a un parente prossimo, o per
fare importanti opere di ristrutturazione). Gli sfratti per morosità
nel pagamento dei canoni hanno mediamente, e relativamente, avuto finora
un iter più semplice. Più tortuosa la procedura negli altri
due casi. Eccola: 1) l'avvocato del proprietario chiede al pretore di fissare
un'udienza per la convalida dello sfratto; 2) il pretore non entra nel
merito, esamina solo l'incartamento per vedere se è formalmente
in regola e fissa un giorno per l'esecuzione. In genere questo passo richiede
non più di 6 mesi; 3) i guai cominciano a questo punto, quando lo
sfratto deve essere notificato da ufficiali giudiziari. Sono molti, infatti,
i fattori che incidono sulla (proverbialmente scarsa) sollecitudine a intervenire
da parte degli ufficiali. In primis, l'arretrato da smaltire: piazze come
Milano, Roma o Torino vedono trascinarsi i termini anche per anni e anni.
Ma un suo peso può giocarlo anche la professionalità del
legale nel seguire la causa, anche materialmente, nei meandri più
o meno intricati (e districabili solo in certi casi, chiamiamoli, eccezionali)
dei vari palazzi di giustizia.
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