Privacy
da tutelare, diritto di cronaca da rispettare: stampa a un bivio
da Il Mattino del 25.3.99
GIUSEPPE LAPADULA
l Palazzo di Giustizia di Sala Consilina si è ieri pomeriggio
aperto alla società civile per discutere di privacy e informazione,
un argomento che è insieme di grande attualità e di rilevante
valenza sociale e culturale. Foltissimo e qualificato l’uditorio convenuto
nella sala delle conferenze a dimostrazione dell’interesse suscitato dal
tema del convegno.
L’informazione, d’altra parte, è un momento essenziale nella
vita dei popoli. La gente vuole sapere, vuole conoscere quanto avviene
nelle realtà locali, nazionali e internazionali. E vuole soprattutto
conoscere i fatti che sono dietro alle notizie. Da qui l’obbligo per gli
operatori dell’informazione di raccontare sempre la verità, senza
mai lasciarsi prendere da tentazioni di spettacolarizzazione della notizia.
Su questo ha molto insistito il relatore del convegno, il collega Luciano
Pignataro, capo della redazione salernitana del Mattino. Il quale ha peraltro
esordito ponendo subito l’accento su quello che è il modo nuovo
di fare giornalismo. Cioè interpretando il diritto all’informazione
in senso molto più bilanciato rispetto al passato anche recente.
E soprattutto nel rispetto delle persone, del diritto alla riservatezza.
Che però non significa lasciare nel silenzio i fatti che il lettore
pure vuole sapere. È un diritto che peraltro viene riconosciuto
dalla stessa Costituzione. Ovviamente facendo sempre salve le regole, prima
fra tutte quelle non scritte ma che sono nell’etica stessa cui il giornalista
serio e responsabile non deve mai rinunciare.
La normativa
Il convegno, cui hanno partecipato magistrati, avvocati e operatori
del mondo culturale, si è aperto con gli indirizzi di saluto dei
presidenti dell'Ordine degli avvocati del foro salese e del locale club
del Rotary international, Igino Cappelli e Michele Cavallone. È
stato moderato dall’avvocato Antonello Rivellese, che nella sua breve ma
esauriente introduzione ha anche posto alcuni interessanti quesiti di carattere
generale sui quali si è poi soffermato il relatore.
Nel dibattito che ne è seguito, assai interessante è
stato il contributo offerto dal presidente del tribunale di Sala Consilina,
Ottavio Abbate. Ha, fra l’altro, fatto riferimento all’articolo 3 della
Costituzione sulla pari dignità dei cittadini dinanzi alla legge
nonché alla sentenza della Corte di Cassazione del 1984 (cui in
precedenza aveva fatto cenno nella sua relazione anche Luciano Pignataro),
sentenza che in pratica ha posto dei precisi paletti in ordine a quello
che dev’essere il decalogo di comportamento degli operatori dell’informazione.
E lo ha fatto per sottolineare come privacy e informazione siano nella
società civile due momenti, l’uno complementare dell’altro, indispensabili
a garantire il rispetto della persona umana.
Concludendo i lavori (fra gli altri è intervenuto anche il sindaco
di Sala Consilina, Giuseppe Colucci, che ha portato una sua personale testimonianza
in ordine alle norme sulla privacy), Luciano Pignataro ha ribadito il concetto
che dove c’è troppa privacy non c’è una corretta informazione.
Il giornalista deve comunque, a prescindere dalle leggi scritte, avere
un comportamento che non penalizzi la dignità delle persone fisiche
e garantisca nel contempo il diritto della gente ad essere informata.
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