Ordini, riforma in surplace
da Il Sole 24 ore del 25.11.99 ROMA — Discussione animata all’assemblea del Cup, il Comitato che riunisce gli Ordini e i Collegi, sul livello di compromesso accettabile per la riforma delle professioni. Oggetto principale il via libera — sulla base degli emendamenti proposti dal Governo al Ddl Mirone — allo strumento del disegno di legge delega. Da tempo le professioni regolamentate si sono pronunciate contro il Ddl delega, che affiderebbe troppi poteri al Governo. Tuttavia, questa posizione si sta indebolendo. «La riforma — afferma Francesco Serao, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti — va fatta presto. Lo strumento legislativo della delega non costituisce un elemento insuperabile». «Ci rendiamo conto — afferma il presidente del Consiglio nazionale dei ragionieri, William Santorelli — che la delega è forse l’unico strumento giuridico per arrivare in tempi brevi alla riforma. Rifiutiamo, però, una delega in bianco. Se la legge riuscirà a disegnare un quadro di principi dettagliato e organico, il Governo potrebbe essere chiamato ad attuarli attraverso decreti legislativi o, meglio ancora, con regolamenti ministeriali». L’attività delegata, secondo Santorelli, dovrà essere ancorata ad alcune clausole di salvaguardia, come l’esercizio su iniziativa dei ministri che hanno la vigilanza sulle singole professioni e il parere dei Consigli nazionali interessati. Intanto, i professionisti hanno messo a punto il calendario degli appuntamenti interni: sabato si vedrà una commissione tecnica con il compito — spiega Gianni Boeri, presidente del Cup — di scrivere, sulla base dei princìpi fissati dal Ddl Mirone, un articolato di legge quadro. Il 2 dicembre è in programma una riunione del Cup, dell’Adepp (l’associazione delle Casse), della Consilp (che raccoglie molte sigle sindacali del settore) e dell’Alp (l’Associazione liberi professionisti). «L’incontro — afferma Maurizio de Tilla, presidente dell’Adepp — si chiuderà con un documento». Per de Tilla «rimane in piedi l’opposizione contro la legge delega. Altro punto dolente è quello relativo ai costi minimi: le prestazioni professionali richiedono un onorario minimo, su cui si innesterà la concorrenza sulla base della qualità. Probabilmente si potrà prevedere la possibilità del cliente di richiedere un preventivo». Intanto, cresce il malumore delle associazioni. Per Giuseppe Falcone, presidente della Lapet (tributaristi), il processo di riforma va accelerato anche per evitare che, mentre si preannuncia una stretta sulle esclusive, lo stesso Governo continui a dispensare riserve. «L’ultimo episodio — ricorda Falcone — riguarda l’esclusione dei tributaristi dalle certificazioni previste dallo schema di Dpr per la semplificazione degli atti da presentare alle Cdc». Inoltre, le associazioni premono perché il Governo mantenga al più presto la promessa di un incontro. «Sulle professioni — commenta Giuseppe Lupoi, portavoce del Colap (il coordinamento delle libere associazioni) — c’è una strana concertazione che fa a meno della convocazione di una delle parti interessate. Forse il Governo vuole prima arrivare a un accordo con gli Ordini per servirci il piatto pronto. Solo così si spiega il ritardo nel fissare l’incontro e la straordinaria riservatezza in cui viene custodito il testo degli emendamenti al disegno di legge Mirone». Per superare l’impasse della riforma complessiva delle professioni si profila per Lupoi una sola strada: un Ddl specifico sul riconoscimento delle associazioni. Maria Carla De Cesari
|