«Difenderò l’indipendenza
dei magistrati»
da La Stampa del 25.10.99
ROMA
Il giorno dopo l’assoluzione di Giulio Andreotti, non si placano le
polemiche sui magistrati, e sembrano crescere le divisioni interne alla
maggioranza. Se Francesco Cossiga non sotterra l’ascia di guerra nei confronti
di Giancarlo Caselli, minacciando al contrario «nuove iniziative»
che lo portano vicino al Polo, il suo «nemico» Pier Luigi Castagnetti
attacca gli alleati della sinistra che, dietro alla difesa della Procura
palermitana, nasconderebbero la propria «delusione» per la
mancata condanna.
Nello scontro incrociato sui pm di Palermo è intervenuto ieri
anche Oliviero Diliberto, impegnato a Sorrento in un convegno dell’Associazione
nazionale magistrati. «Finché sarò al ministero della
Giustizia - ha detto il Guardasigilli - mi batterò con forza e con
convinzione per garantire l'indipendenza dei magistrati, siano essi inquirenti
o giudicanti. Lo farò perché ritengo che questo principio
sia a tutela degli italiani e non dei magistrati. La campagna che si è
scatenata ieri non aiuta nessuno - ha aggiunto il ministro -. Non è
certo con la rissa, la contrapposizione e la polemica fine a se stessa
che si possono risolvere i problemi della giustizia. E’ ora di smetterla
con la logica ’’agonistica’’ della giurisdizione, per cui dopo ogni sentenza
ci dev’essere per forza una parte politica che vince e un’altra che perde...».
Le polemiche tendono a riaccendersi soprattutto nell’arcipelago dell’ex
Democrazia cristiana. Sul fronte del centro-destra, Pierferdinando Casini
replica con durezza a Mino Martinazzoli, che aveva contestato il diritto
del Ccd alla difesa politica di Andreotti. «Se volevano essere vicini
a lui sul piano politico - aveva detto l’ex sindaco di Brescia in un’intervista
- dovevano restare popolari». Da Martinazzoli - sbotta Casini - «non
accetto lezioni di democrazia cristiana. Lui, nel processo alla Dc, è
stato un pessimo avvocato: rassegnato e cedevole, ansioso di cercare l’assoluzione
della sinistra, prudente fino alla pavidità. Quanto al Ccd - conclude
il numero tre del Polo - noi siamo stati fino all'ultimo giorno dentro
la grande esperienza Dc. Siamo lieti invece di non aver avuto nulla, ma
proprio nulla a che vedere con gli sbandamenti a sinistra del Ppi fondato
da Martinazzoli...».
Nello schieramento opposto, Clemente Mastella prima afferma che l’Udeur,
«pur estremamente soddisfatta per la sentenza, non si presterà
alla lapidazione dei magistrati». Poi lancia un avvertimento «a
quegli autorevoli esponenti della sinistra, ma anche della destra italiana»
che inneggiavano alla magistratura che colpiva «i politici di provenienza
democristiana». «Il senso di giustizia che prevale dalla sentenza
- dice ora Mastella - è un monito per chi nel passato ha guardato
con disinvolta cattiveria nei confronti di un certo mondo politico».
Ma l’attacco più duro nei confronti della sinistra viene da
Pierluigi Castagnetti. «Sono rimasto sorpreso dalla freddezza di
certe reazioni - dice il segretario dei popolari - che nascondono evidentemente
una delusione incomprensibile per la sentenza di Palermo. Non si può
parlare di un linciaggio nei confronti della magistratura - continua Castagnetti
- quando tutti riconoscono che la magistratura giudicante a Palermo ha
scritto una pagina importante della storia giudiziaria. A Palermo è
stato sconfitto il teorema che aveva falsificato gli ultimi 50 anni di
storia italiana. E’ vero, le strumentalizzazioni vanno evitate: ma io non
posso non ricordare che Giulio Andreotti è un parlamentare del Ppi.
E non posso dimenticare che alcune persone come Mario Segni lasciarono
il partito dopo l'avviso di garanzia ricevuto da Andreotti e che altri,
come Pier Ferdinando Casini, abbandonarono la Dc quando questa cercava
di sviluppare una nuova presenza politica della tradizione del cattolicesimo...».
Al sempre più diffuso revanscismo democristiano è tornato
ieri ad opporsi Emanuele Macaluso, voce critica della sinistra. «La
sentenza di Palermo non assolve affatto la Dc - ha detto in una intervista
al Tg3 - Le responsabilità politiche di chi ha governato per lungo
tempo il nostro Paese per la situazione determinatasi non solo in Sicilia
ad opera del potere mafioso sono pesantissime. Alcuni a sinistra hanno
pensato che, processando Andreotti, avrebbero ottenuto un verdetto anche
politico. Era un errore, oggi è diventato un boomerang».\
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