Usura,
la Cassazione riapre il dibattito
da Il Sole 24 ore del 26.2.99
ROMA — Il reato di usura non può più essere inquadrato
tra quelli "istantanei". Ma la sua struttura non è neppure «necessariamente
assimilabile alla categoria della permanenza del reato». Come si
inquadra allora l’usura? La Cassazione, prima sezione penale, sentenza
n. 1077/98, depositata in cancelleria lo scorso 22 ottobre, dà una
terza possibilità. La situazione in cui, come sempre avviene, alla
promessa di interessi usurari segue la rateizzazione e dunque il loro pagamento
effettivo si prolunga nel tempo, può avere un’altra configurazione:
«Secondo il duplice e alternativo schema della fattispecie tipica
del reato, che pure mantiene intatta la sua natura unitaria e istantanea,
ovvero con riferimento alla struttura dei delitti "a condotta frazionata
o a consumazione prolungata"».
Dietro il complesso linguaggio giuridico, dietro alle categorie sta
un problema effettivo e rilevante. Con la riforma voluta dalla legge 108/96
— che ha fissato i cosiddetti tassi soglia oltre i quali scatta automaticamente
il reato — si è innescata una dura polemica tra banche e consumatori.
Almeno per quella fetta, non minima, di vecchi mutui a tasso fisso ormai
fuori mercato e oltre la soglia fissata con decreto del Tesoro.
L’Abi, associazione delle banche, ha sempre sostenuto la piena legittimità
dei vecchi contratti. I tassi, dice l’Abi, erano leciti al momento della
pattuizione: non possono che restare tali. Non è vero, hanno replicato
alcuni giudici di merito, perchè con la legge 108 il reato da istantaneo
è diventato permanente e la condotta illecita si realizza ogni volta
che venga pagato l’interesse sopra il tasso soglia.
Si attendeva dunque un intervento della Suprema corte che facesse chiarezza.
La sentenza di ottobre riguarda però un gruppo di usurai, non una
banca, e imputazioni come l’associazione a delinquere. Riguarda pertanto
una situazione che fin dall’origine è usuraria. E la Cassazione
non sembra prendere una posizione chiara in generale ma solo risolvere
il caso concreto. Da un lato infatti demolisce la tesi del reato istantaneo:
«Il tradizionale insegnamento per cui il reato si consuma nel momento
della stipula del patto usurario» è incompatibile con il rilievo
dato dalla legge 108 all’ultima riscossione degli interessi usurari pattuiti
(per calcolare la prescrizione). Dall’altro lato la Corte non sposa in
pieno la tesi del reato permanente e dice che è «più
convincente» l’opinione per cui «qualora alla promessa segua
la dazione effettiva degli interessi, questa fa parte a pieno titolo del
fatto lesivo penalmente rilevante e segna, mediante la concreta e reiterata
esecuzione dell’originaria pattuizione usuraria, il momento consumativo
"sostanziale" del reato». La decisione si riferisce alla partecipazione
degli associati al delitto e parla di «pattuizione usuraria».
Poco chiara, dunque a doppia lettura. La sentenza ha fatto così
esultare l’Adusbef, associazione di consumatori: «I vecchi tassi
sono illegittimi» ha detto il presidente Elio Lannutti. Per l’Abi,
invece, la Cassazione dà ragione alle tesi delle banche: «Per
la Corte ciò che nasce usurario resta usurario. Ciò comporta
che è vero anche il contrario».
R.Mi.
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