Presidenza Anm Gennaro favorito 

da La Repubblica del 26.2.99

di LIANA MILELLA 
ROMA - Dalle cronache sulla giustizia l'Anm è scomparsa da cinque mesi. Un lunghissimo black out dopo la forte presidenza di Elena Paciotti (Md) e dopo l'infortunio di Mario Almerighi (Mr). Della latitanza del sindacato delle toghe alla fine s'è accorto anche il Guardasigilli Oliviero Diliberto che mercoledì mattina ha detto: "Mi auguro che l'Anm consolidi al più presto il suo gruppo dirigente". Una battuta sensata visto che, in un momento di effervescenza parlamentare sulla giustizia, il ministro può discutere con i magistrati solo individualmente. 
È molto probabile che l'invito del ministro possa essere soddisfatto. Domenica l' Anm può avere il suo nuovo capo. E i pronostici sono a favore di Giuseppe Gennaro, oggi presidente di Unità per la costituzione, la corrente che, anche alle ultime elezioni (le ottomila toghe italiane hanno votato il 7 febbraio), si è confermata come la più votata. Un flash sui consensi: Unicost, con 2.527 voti, si attesta sul 40% e ottiene 14 posti nel comitato direttivo centrale rispetto ai 15 che aveva. Magistratura democratica, con 1.857 voti, conquista il 28% e passa da 9 a 10. Magistratura indipendente ne prende 1.440, pari al 21%, e passa da 7 a 8. I Movimenti riuniti raggiungono 832 voti, pari al 12,5%, e perdono un posto, da 5 a 4. 
Il nuovo "parlamentino" non è granché diverso dal precedente. Al voto si è andati per forza: dopo le dimissioni di Almerighi, è stato impossibile mettersi d' accordo. Unicost ha rivendicato il posto per sé, come corrente di maggioranza. Ma non è stato possibile formare una giunta unitaria. E nessuno dei partner se l'è sentita di costituire un governo di minoranza. 
Dopo il voto, e con un comitato rinnovato per oltre il 50%, la situazione è più chiara. Tutti avvertono l'esigenza di rientrare nel dibattito sulla giustizia. L'affermazione è unanime. Come unanime è la voglia di andare a un governo comune. Dice Vittorio Borraccetti, segretario di Md: "Noi siamo per una giunta unitaria, per un accordo programmatico chiaro sulle riforme e sul giudice unico, per un presidente che sia eletto da tutti. Non rivendichiamo questa presidenza, ma del futuro capo diamo questo identikit: deve essere al di sopra di qualsiasi critica. Ci vuole una rappresentatività trasparente". 
All'interno di Unicost la pensano così: giunta unitaria e programma chiaro soprattutto in vista dell'entrata in vigore del giudice unico. Unicost dice sì, ma a patto che siano approvate tutte le riforme collaterali. E questo sarà il vero nodo della discussione. Unicost vuole il presidente e lo avrà. Accanto a Gennaro - noto pm antimafia di Catania, protagonista dei primi maxi-processi, poi eletto al Csm dove, come presidente della prima commissione, si è occupato di tutto il caso Milano - c'è anche la candidatura di Antonio Martone, napoletano di origine, oggi procuratore generale in Cassazione, anche lui un ex del Csm, noto per i suoi numerosi incarichi extragiudiziari. Martone è stato il più votato alle scorse elezioni: ben 1.068 consensi rispetto ai 770 di Gennaro che pure era il presidente della corrente. Ma, stando alle indiscrezioni, il nome di Gennaro potrebbe raccogliere più consensi di quello di Martone. 
E le altre due correnti? Fausto Zuccarelli, segretario di Mi, fa una battuta: "Con l'attuale dibattito sulla giustizia l'Anm non sarebbe dovuta restare fuori neppure cinque giorni, invece siamo stati assenti cinque mesi. Adesso è indispensabile elaborare un programma e scegliere il presidente. Lo spazio per la giunta unitaria c'è. Vanno messi da parte i personalismi". Stefano Racheli, segretario dei Movimenti, è su una posizione più oltranzista: "Per noi contano i contenuti del programma, non ci importa il nome del presidente. O ci mettiamo d'accordo sul giudice unico e sulla politica criminale da seguire in Italia, oppure staremo fuori". Ma il richiamo di Diliberto al tavolo della discussione è troppo forte. Il nuovo presidente è in dirittura d'arrivo.