Immunità parlamentare in cerca di nuove regole 

da Il Sole 24 ore del 26.1.99

ROMA — A incepparlo, nel settembre scorso, fu l’emendamento Sgarbi; a sbloccarlo, ora, potrebbe essere l’emendamento Bonito. Dopo quattro mesi, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera ci riprovano: le norme di attuazione dell’articolo 68 della Costituzione (sull’immunità dei parlamentari) potrebbero concludere l’esame in sede referente tra oggi e domani, e irrompere giovedì in Aula.
È un buon banco di prova, quello dell’articolo 68, per tastare il polso alla maggioranza e all’opposizione, che in questi giorni si accingono ad una vera e propria sessione giustizia, sia alla Camera (prosegue da oggi la riforma del rito monocratico) che al Senato (domani approda in Aula il disegno di legge per introdurre in Costituzione i princìpi del giusto processo, meglio noto come “super 513”, per il quale si annunciano significative modifiche al testo approvato in commissione lo scorso dicembre).
Ma torniamo al “68”, atteso da un emendamento soppressivo al testo unificato su cui, si è detto, l’esame si interruppe in settembre. L’articolo 4 disciplina i casi di utilizzabilità e inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e ambientali che riguardino anche parlamentari.  Il principio generale è quello dell’inutilizzabilità, con conseguente distruzione delle intercettazioni. Il ragionamento è questo: se un magistrato intenda intercettare un parlamentare, su una propria utenza o su altro numero di uso abituale, deve chiedere preventivamente (già oggi) l’autorizzazione a procedere. Può capitare che un parlamentare sia intercettato indirettamente nel corso di una registrazione disposta nei confronti di altra persona (è accaduto persino al capo dello Stato). Perciò v’è chi sostiene che, quanto non si può intercettare direttamente senza previa autorizzazione, non possa esserlo neppure indirettamente.  In questo scenario — come si vede al confine tra le prerogative della giurisdizione e le garanzie previste dall’ordinamento per i rappresentanti eletti dal popolo — si è inserita una formula “pesante”: è sufficiente che l’onorevole sia «menzionato», per far scattare l’inutilizzabilità e la conseguente distruzione degli atti, a meno di non trasmettere tutto al Parlamento per ottenere l’autorizzazione all’utilizzo. È evidente che in questo meccanismo si può agevolmente inserire qualunque malintenzionato che, sapendo o temendo di essere intercettato, stipuli gratuitamente una sorta di “polizza kasko” giudiziaria semplicemente pronunciando, anche a totale insaputa e nella totale estraneità dell’interessato, il cognome di un onorevole e scarni particolari sulla sua partecipazione all’attività intercettata.
Troppa grazia, perché anche laddove Camera e Senato si affrettassero a concedere l’utilizzabilità, i malintenzionati avrebbero guadagnato tempo prezioso e si sarebbero assicurata la discovery anticipata di ciò che li riguarda. L’obiezione è condivisa dai relatori, entrambi Ds, gli onorevoli Soda (commissione Affari costituzionali) e Siniscalchi (Giustizia): il primo conferma la necessità di «un profondo ripensamento»; il secondo si dichiara fin d’ora d’accordo con l’emendamento Bonito, soppressivo delle parole «nelle quali di essi (i parlamentari, ndr) è fatta menzione».  Quanto all’emendamento Sgarbi, esso è già stato approvato, benché contrasti palesemente con l’interpretazione della Corte costituzionale; assicura una totale immunità a ogni tipo di invettiva, poiché tutte rientrano tra le «attività di critica e di denuncia», sempre riferibili alla «funzione parlamentare» («Il Sole-24 Ore» del 25 settembre 1998). Chi intenda modificarlo, e tra questi relatori e maggioranza, può solo predisporre emendamenti per l’Aula. A sei anni dalla riforma dell’articolo 68 della Costituzione — che intendeva cancellare l’autorizzazione a procedere, limitando all’essenziale l’immunità parlamentare — su un punto i relatori al Ddl sono d’accordo: «È un provvedimento essenziale e urgente, per definire in modo equilibrato i rapporti tra giurisdizione e attività parlamentare».
Angelo Ciancarella